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Domiziano sulla Via della seta

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Unamatrona del terzo secolo dopo Cristo, accanto forse al suo fanciullo. Viene da uno dei siti archeologici più famosi del mondo, Palmyra, nel cuore del deserto siriano. Poterlo ammirare a Roma è una doppia fortuna. Perché la fantastica città fondata dai romani e difesa fieramente dalla regina Zenobia è ormai off limits, nel paese tormentato di Assad che ha chiuso le frontiere agli stranieri. La fantasia vola lontano visitando «A Oriente: città uomini e dei sulle Vie della Seta», la mostra che si è appena inaugurata a Roma nelle grandiose terme di Diocleziano, colosso del IV secolo dopo Cristo, eccezionalmente aperte per ospitare la rassegna. Raccontano il cammino di merci, uomini e idee un centinaio di opere in molti casi mai esposte in Italia, o addirittura nel mondo, come la Mappa del Paesaggio mongolo, 30 metri di seta dipinta, acquistata nel 2002 da una società d'asta di Pechino. Ma è soltanto una delle occasioni offerta dal Biennale Internazionale, nata dalla collaborazione Italia-Cina e che, da qui al 2013, si articolerà in dieci mostre. Da Pechino sono arrivati i reperti più preziosi, a testimoniare la centralità della civiltà millenaria cinese, contraltare di quella occidentale, che aveva in Roma la caput mundi. Nei 1.600 metri quadri delle Aule delle Terme, si susseguono le suggestioni di un viaggio infinito che toccava, oltre Palmyra, Xi'an, Samarcanda, Ctesifonte, fino all'Africa settentrionale, alla Spagna, a Venezia. La Cina di oggi e di ieri tiene invece campo nelle foto ospitate al Museo di Roma in Trastevere. «Il fascino di Beijing» squaderna cento gigantografie. Pechino mostra miseria e nobiltà. Comunque affascina. Lidia Lombardi

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