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Il viaggio nel tempo si filma col cellulare

Marisa Berenson

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Uno spazio italiano. Lo occupa Pippo Delbono che, dopo esperienze salde nel teatro d'avanguardia, ha esteso le sue ricerche anche al cinema segnalandosi tempo fa con un film, "Grido", in cifre di una vera e propria autobiografia surreale. Anche questo "Amore carne", in un certo senso, è un'autobiografia, ma finisce soprattutto per consistere in un viaggio, in cui l'autore, da osservatore mai distante, anzi partecipe, esplora le vite degli altri in epoche diverse, sotto varie latitudini, qui anticipando eventi come il terremoto dell'Aquila, là citandoli come già avvenuti - le reclusioni nei campi di concentramento - ora con il soccorso della musica, eseguita da noti compositori, ora affidandosi alle parole, dette da celebri attrici europee, e di sfondo, in qualche passaggio rifacendosi anche alla danza. Mentre, a legare il contesto chiarendone i nessi, la voce narrante dell'autore chiede aiuto a testi di Rimbaud, di Pasolini e di Eliot. Riflettendoli con ritmi ora convulsi ora distesi, sostenuti da immagini cui una piccola macchina da presa e a volte anche solo un telefonino danno una fluida e costante immediatezza. Un esperimento, certo, e spesso votato all'ermetismo fino quasi all'inespresso, ma sicuramente non privo di intelligenza creativa.

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