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C'è pesca e pesca.

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Ilfrutto simbolo di immortalità secondo i cinesi, si è adattata qua e là nel territorio italiano proveniendo dalla Cina e non dall'antica Persia da cui erroneamente le fù attribuito il nome persica. Partiamo dalle ultime cioè quelle che si raccolgono a settembre: le giallone e le bianche di Leonforte in Sicilia che sono IGP. I coltivatori da circa una ventina d'anni ne hanno migliorato la qualità affinando le tecniche di coltivazione. Come? Mettendo un sacchetto di carta pergamenata su ogni singolo esemplare, proteggendolo così dagli insetti, giustamente ghiotti e attratti dal dolcissimo frutto e sopratutto ritardandone la maturazione. Attraversando lo stretto verso la Calabria sono particolarmente gettonate d'estate e acquistate a quintalate dai turisti sulla costa jonica catanzarese le merendelle, una sorta di mele-pescose, dolci, dal colore bianco verde, piccole e liscie come le guancie di un bebè. Hanno una durata incredibile grazie alla consistenza croccante ma nello stesso tempo dolce; ben conservate nelle cassette in città dureranno anche un mese. Ma per la bontà delle merendelle è difficile arrivare a questa scadenza. Salendo sulla Costa si arriva nella Piana di Sibari dove si coltivano le nettarine e le percoche presenti anche in Campania, Basilicata e Puglia ognuna con un differente sapore ma con la stessa usanza: si consumano a fine pasto annegandole in un bicchiere di vino. Paolo Trimani della celebre Enoteca romana ci consiglia qualche vino adatto per questo matrimonio: «I grandi classici sono moscato d'Asti, freisa, brachetto; abbinamento creativo con cesanese di Olevano dolce, malvasia di Cannara, lacrima di Morro d'Alba, primitivo dolce, aleatico non liquoroso». A nord quest'usanza divenne nel 1948 il Bellini ad opera di Giuseppe Cipriani, capobarman dell'Harry's Bar di Venezia. Il drink prevede polpa e succo di pesca bianca veronese mescolata al prosecco e proposta in un bicchiere da Martini. La pesca di Verona I.G.P. chiamata da Plinio «il pomo della lanuggine» è talmente antica che nella Basilica di San Zeno del 1400 è raffigurata in un opera di Andrea Mantegna. Altra I.G.P nordica è la Nettarina di Romagna di colore rosso con sfumature gialle e arancioni. Una delizia presente dal XIX secolo. Ad Agosto anche le pesche vanno al mare grazie al Ministero delle Politiche Agricole che per stimolare il consumo della frutta durante il mese più caldo dell'anno, ne distribuirà gratuitamente in Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Per finire ricordiamo il 191esimo anno dalla nascita di Pellegrino Artusi con la ricetta (N780) delle pesche sciroppate. «Pesche cotogne, non troppo mature, chilogrammi 1. Zucchero bianco, grammi 440. Acqua, un litro. Cannella intera, un pezzo lungo un dito. Alcuni chiodi di garofano. Spirito di vino quanto basta. Saprete che la pesca cotogna è quella rosso-giallo o semplicemente giallastra, con la polpa attaccata al nocciolo. Strofinatele con un canovaccio per levar loro la lanugine e bucatele in cinque o sei punti con uno stecchino. Fate bollire per venti minuti lo zucchero nell'acqua a cazzaruola scoperta e poi gettateci le pesche intere, rimovendole spesso se il siroppo non le ricopre, e quando avranno bollito cinque minuti, contando dal momento che hanno ripreso il bollore, levatele asciutte. Allorché le pesche e il siroppo saranno diacci, o meglio il giorno appresso, collocatele in un vaso di cristallo, oppure in uno di terra invetriato e nuovo, versateci sopra il siroppo e tanto spirito di vino o cognac che le sommerga e le dosi a giusta misura. Aggiungete gli aromi indicati e procurate che restino sempre coperte dal liquido, versandone, occorrendo, dell'altro in appresso. Tenete chiuso il vaso ermeticamente e cominciate a mangiarle non prima che sia trascorso un mese».

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