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Cultura? Il j'accuse di Stella e Rizzo

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GRAZIADI BLASIO Una politica troppo concentrata su se stessa per occuparsi dello scempio del patrimonio artistico italiano. È il j'accuse che Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo lanciano nel libro-inchiesta «Vandali. L'assalto alle bellezze d'Italia» (288 pagine – Rizzoli) presentato ieri sera nel terzo appuntamento con il Premio Sabaudia Cultura. Dal degrado di Pompei e delle altre aree archeologiche al diluvio di cemento abusivo, dal traffico di tesori rubati alla crisi dei musei, i due scrittori hanno raccontato l'incapacità, tutta italiana, di riuscire a valorizzare il proprio patrimonio artistico e come il Paese con più siti Unesco «patrimonio dell'umanità» sta distruggendo la sua unica ricchezza: l'arte, la cultura, il paesaggio. La denuncia di Stella e Rizzo è documentata in un filmato, le cui immagini, proiettate ieri sera, hanno stimolato il dibattito con il pubblico. Il tempio di Apollo a Selinunte, ingabbiato per undici anni dalle impalcature «solo perché nessuno le smonta» o i mosaici di Pompei «che si sgretolano perché l'ultimo mosaicista è in pensione da un decennio» sono alcuni degli scempi citati dai due autori. Nel corso della serata, presentata dal direttore del «Premio Sabaudia Cultura 2011», Luigi Tivelli, Stella e Rizzo, entrambi inviati ed editorialisti del Corriere della Sera, hanno puntato il dito contro una classe dirigente che «si tiene stretti tutti i privilegi mentre le sole auto blu costano due volte e mezzo l'intero stanziamento per i Beni culturali, dimezzato in 10 anni. E con le doppie pensioni da parlamentare e deputato regionale c'è chi prende 10 volte lo stipendio di un archeologo».

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