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L'ultimo libro di Giorgio Montefoschi è «Eva» (Rizzoli)

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Èil nome della non-protagonista. O meglio, è il nome della mania del protagonista: un giornalista, Giovanni. Il lavoro gli va bene e, anche se il quotidiano gli riempie le giornate, nel tempo libero va a zonzo per la città, pranza e cena fuori e, soprattuto, frequenta la famosa Eva. Che però è sposata e il marito ha un tumore ai polmoni. Lei lo lascia, va a vivere con Giovanni ma poi torna, impietosita. Questa donna è il pensiero fisso del giornalista. Che cerca di trovare rifugio in Gabriella, compagna-vedova del suo migliore amico. Ma è costretto ad abbandonarla per inseguire (di nuovo) il suo grande amore. Amore che gli confonde le giornate. La scrittura è secca. Gli stessi personaggi sono estremamente razionali: semplicemente lavorano, mangiano, passeggiano, vanno a letto (in tutti i sensi). Nessun aggettivo di troppo eppure il riferimento nel libro è chiaro: Gadda. Montefoschi cita Ingravallo - cavallo di battaglia del Pasticciaccio - ma si ferma lì. Più che un rimando da imitare, in poche righe è racchiuso un vero e proprio omaggio.

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