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Allergico (non troppo) alle nozze

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.Ma non è così. È Matteo Pelli, in persona, catapultato in un pomeriggio di caldo appiccicoso nella Capitale per presentare il suo libro, a chiarire il messaggio del suo libro (peraltro godibilissimo). «Quello che volevo raccontare - dice Matteo - è il trionfo della normalità, del tran tran, della vita apparentemente banale e piatta che il protagonista del mio romanzo, quando si trova davanti a un bivio e cioè spiccare il volo verso la celebrità, il successo, i soldi e la bella vita oppure ripiombare nell'anonimato, nella normalità, appunto, sceglie». Dunque nessuno sfogo contro il matrimonio? «Veramente il mio personaggio, che è poi una sorta di alter-ego, cerca di far capire in tutti i modi ai lettori quanto siano assurdi i riti nuziali, con quei banchetti interminabili gomito a gomito con persone e parenti con i quali non abbiamo nulla da spartire e che fortunatamente non incontreremo mai più. Sono un convinto sostenitore di questo e dunque non vado ai matrimoni. Ma non è detto, però, che un giorno non mi sposi anch'io. Del resto nel libro il matrimonio è rinnegato ma non troppo». Quali sono i punti di contatto tra lei e il protagonista del suo romanzo che è appunto un giovane dj di una radio locale conduttore della trasmissione che va in onda all'alba che quando sparisce misteriosamente il collega famoso che trasmette all'ora di punta, lo sostituisce e viene investito da un inaspettato e surreale momento di celebrità? «Bè sto in televisione e ho fatto anche programmi radiofonici. Sono quindici anni che lavoro in tv come autore e ora sono conduttore del tv-quiz delle otto di sera. Il mio protagonista abita in una città sul lago, che lui vede dalla finestra, e io abito a Lugano...» A proposito di Lugano, il suo primo libro Johnny Pio è stato presentato da Mina. Siete amici? «Ora sì. Non la conoscevo ma le avevo mandato lo stesso il mio libro, a lei è piaciuto molto il mio modo di scrivere immediato. Così ha acconsentito a farne la prefazione. Anche quest'ultimo le è piaciuto. E ne sono molto onorato». Perché scrive romanzi? «Perché mi piace raccontare storie e mi viene anche facile. Anche se scrivere non è un mestiere vero e proprio. Insomma non si vive con la letteratura». Il suo libro si legge tutto d'un fiato. È scorrevole, spiritoso, leggero.. «Me l'hanno detto: il classico libro da leggere sotto l'ombrellone. Non mi offendo anzi mi sento lusingato per questo». E intanto pensa a una storia nuova? «Certo! E avrà e questa volta avrà come protagonista un postino».

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