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«L'uomo è la prima via della Chiesa»

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diRODOLFO LORENZONI Molti, specialmente tra i nemici della Chiesa, hanno tentato in ogni modo di sminuire la caratura intellettuale del Papa che ha cambiato il mondo. 14 encicliche, 15 esortazioni, 11 costituzioni e 45 lettere apostoliche prodotte da Giovanni Paolo II nei suoi quasi 27 anni di pontificato, sono lì a dimostrare la tesi contraria. Negli scritti di Karol Wojtyla la sua profonda spiritualità si associa a un grande spessore culturale e a una vasta conoscenza dell'uomo e della società, così da dare vita a documenti fondamentali nella storia della Chiesa. Come ha insegnato Joseph Ratzinger, può essere opportuno considerare le encicliche del Papa polacco dividendole per gruppi di tematiche affini, a cominciare dal trittico trinitario degli anni 1979-1986, che comprende le encicliche "Redemptor hominis", "Dives in misericordia" e "Dominum et vivificantem". La prima enciclica viene pubblicata meno di cinque mesi dopo l'elezione al soglio di Pietro, e rappresenta una sorta di dichiarazione di intenti del pontificato nascente. La "Redemptor hominis" è infatti una rilettura della storia e del ruolo della persona umana alla luce vivificante del messaggio di Cristo. Questo documento, che è forse l'espressione più personale del pensiero di Wojtyla, è un vero e proprio trattato di umanesimo cristiano, che intende dimostrare come la libertà e la dignità umana siano difese in massimo grado dalla Chiesa di Roma. "L'uomo è la prima fondamentale via della Chiesa", scrive Giovanni Paolo; solo Cristo e la sua Parola possono però indicargli la strada. Ma è nelle tre encicliche sociali ("Laborem exercens", "Sollicitudo rei socialis" e "Centesimus annus") che il Papa polacco espone con chiarezza il modo in cui la dottrina della Chiesa può dare un senso al cammino dell'uomo nel mondo. La "Laborem exercens" appare nel settembre del 1981, nell'anniversario della "Rerum Novarum" di Leone XIII, e dichiara il primato dell'uomo sulle cose: il sistema capitalistico e il marxismo non vengano mai assunti come idoli, poiché il nuovo e giusto ordine del mondo deve ispirarsi alla dignità del lavoro e deve tenere conto dei diritti dei lavoratori. Il concetto di sviluppo, come viene anche approfondito nella "Sollicitudo", non ha un significato esclusivamente economico, bensì soprattutto sociale, morale e antropologico. Si fa in questi anni un gran parlare di "sviluppo sostenibile", i movimenti riformisti ed ecologisti riscuotono un grande successo, ma Giovanni Paolo II punta invece e ancora sull'uomo: il progresso è davvero significativo se non manca mai di mettere al primo posto le esigenze della persona umana. Nella visione wojtyliana, però, la luce dell'uomo risplende soltanto se illuminata dal volto del Signore. La "Veritatis splendor" ammonisce infatti il popolo cristiano sull'insegnamento della Chiesa, che richiama come unica e centrale verità possibile quella offerta da Dio. Peraltro un Dio perfettamente conciliabile con la ragione umana, in piena coincidenza con l'insegnamento di colui che succederà a Giovanni Paolo sulla cattedra di Pietro, Benedetto XVI. Nella "Fides et Ratio", del 1998, il Papa polacco afferma proprio che l'uomo deve servirsi equamente di tutti gli strumenti a disposizione per raggiungere una autentica realizzazione. Scienza e messaggio cristiano, razionalità e fede camminano insieme e in tal modo la lotta contro lo scientismo e contro il relativismo nichilista - che la Chiesa dovrà combattere specialmente nel ventunesimo secolo - viene profeticamente anticipata dal Papa venuto da lontano. Se gli interrogativi decisivi della persona, spiega Giovanni Paolo, vengono relegati alla pura soggettività, nell'annullarsi della presenza di Dio, allora è come se una cataratta si stendesse sull'occhio interiore dell'uomo, impedendogli di restare fedele alla sua vera natura di essere pensante. Karol Wojtyla, il Papa che ha contribuito a liberare l'uomo da molte delle sue schiavitù "politiche" e terrene, sa anche magistralmente invitare l'umanità a rimettere in primo piano i fondamentali quesiti su Dio, sulla morte, sull'eternità, sulla vita morale. 13-continua

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