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"Mai uccidere nel nome di Dio"

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Papa Karol Wojtyla

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No alla guerra! Giovanni Paolo II, da gigante della Storia, si è battuto contro il comunismo, svolgendo un ruolo decisivo nella sconfitta dei regimi atei che stringevano in una morsa di miseria materiale e spirituale l'Est dell'Europa. Ma ora non può e non vuole assistere al trionfo di un capitalismo e di un Occidente che sembrano rifiutare Dio, che tollerano spesso a fatica la voce instancabile di un Pontefice così potentemente presente sul palcoscenico del mondo. Quando dunque si prospetta la guerra del Golfo del 1991, Wojtyla manifesta in ogni modo la sua ferma opposizione alla spedizione punitiva decisa contro l'Iraq. Le ragioni per cui Giovanni Paolo si oppone al conflitto - e all'Onu egemonizzata degli Stati Uniti - sono principalmente due: la prima dottrinale, la seconda di carattere geopolitico. Il Papa polacco intende anzitutto sancire una volta per tutte che l'idea di guerra è lontanissima non solo dal cristianesimo, ma anche - nella costante ricerca del dialogo con l'Islam, che in molti sensi è una delle parti in causa - da qualsiasi concezione di Dio: "Nessuno può uccidere in nome di Dio, nessuno può accettare, in Suo nome, di dare la morte a un fratello".  In secondo luogo, gli è impossibile accettare il ricorso alle armi perché il suo sguardo è sempre rivolto al Terzo Mondo e alla costruzione di un ordine mondiale in cui non esistano popoli vincitori e popoli oppressi, ma soltanto una pace duratura che garantisca ai Paesi svantaggiati la speranza in un futuro economicamente e politicamente degno. "Varcare le soglie della speranza" significa, allora, lasciarsi condurre da Dio nella fiduciosa ricerca di soluzioni che liberino tutti gli uomini dalla costrizione e dalla violenza. Così come fece per le Falkland nel 1982 e, subito dopo, per la guerra in Libano (e come farà per la Bosnia e per il Kosovo, rispettivamente nel '93 e nel '99) Giovanni Paolo II non usa mezzi termini. In Sudan, nel viaggio forse più difficile di tutto il suo pontificato, ingiunge ai potenti di "ascoltare la voce dei fratelli oppressi, poiché quando la gente è debole, povera e indifesa, la Chiesa deve levare la voce in suo favore". Il cristianesimo, ecco insomma il compito fondante della Chiesa nella prospettiva di Giovanni Paolo II, difende la vita; se necessario anche contro l'Occidente e le sue pulsioni nichiliste e relativiste. Per questo nella Pasqua del 1994 chiede all'Onu che "venga compiuto ogni sforzo affinché non sia sminuito il valore della persona umana né il carattere sacro della vita; la famiglia resta la principale fonte di umanità e ogni Stato deve tutelarla come un prezioso tesoro". Il permissivismo etico, la perdita del baricentro costituito da Dio, induce le società più ricche a scelte scandalose che Wojtyla stigmatizza senza tregua: l'aborto, lo smantellamento dell'unione matrimoniale, lo scempio perpetrato dalla violenza sulla vita umana in tutte le sue forme. E il vicario di Cristo, come tutto il mondo può vedere, realizza le sue idee nella sua stessa vita: per questo tutto il popolo di Dio non smette di tributargli il suo amore. Proprio quando la celebre rivista americana "Time" lo nomina uomo dell'anno, infatti, per Karol Wojtyla sembra cominciare un calvario di dolore. Cade nel bagno del suo appartamento privato e si frattura il femore destro: sarà costretto ad usare il bastone in più occasioni per il resto della vita. Questo ed altri infortuni - ma si saprà solo anni dopo - si devono alle alterazioni motorie causate dal morbo di Parkinson. Nel corso degli anni 90 subirà pure coliche addominali e crisi di vomito, problemi di carattere nervoso che porteranno affaticamento del corpo, segni sul volto, tremolii. Ma tutto ciò non gli impedirà di proseguire nella sua opera di evangelizzazione, a Roma e lungo i sentieri del mondo. L'accettazione del male, la sublimazione del dolore, addirittura il suo rovesciamento in un'occasione di maturazione sulla via di Cristo, non fanno altro che accrescere l'irresistibile fluido di "sim-patia" che lo congiunge a tutti gli uomini della Terra. 6-continua

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