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Giovanni Paolo II cuore del mondo

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diCARLO ANTINI «Un umile grazie al suo grande zelo missionario». Con queste parole il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro e vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, descrive nella prefazione il suo libro «Giovanni Paolo II - Nel cuore del mondo». Nelle sue pagine vengono accolte alcune veloci riflessioni sui grandi orizzonti del pontificato di Giovanni Paolo II. Un pontificato caratterizzato da uno zelo che non si è mai fermato «e che ora, dal cielo, agisce ancora come intercessione per il bene della Chiesa e del mondo intero». Proprio la lunga malattia di Wojtyla viene vista come manifestazione della ferma volontà di incarnare fino all'ultimo il suo percorso di fede. «La malattia tolse a Giovanni Paolo II - precisa il Cardinale - tanta efficienza, ma donò tanta efficacia! Personalmente sono convinto che il periodo più fecondo del pontificato di Giovanni Paolo II sia stato proprio il periodo della lunga malattia: egli, infatti, in quel periodo, ricevette spiritualmente le «stimmate» della Passione e, con l'offerta quotidiana del suo dolore, aprì spazi misteriosi all'azione redentrice di Cristo dentro la storia». Nella memoria di Cardinal Comastri sono stampati i ricordi degli ultimi giorni di Giovanni Paolo II quando, poche ore prima di morire, seguiva col cuore la sua ultima Via Crucis. «Restando nel letto - scrive Comastri - con respiro affannoso ma con l'occhio attento e la mente lucida, seguiva l'itinerario di Gesù verso il Calvario e, al cambio di ogni stazione, faceva devotamente il segno della croce. Chi ha assistito, non potrà mai dimenticare questa scena!». Come non sarà facile dimenticare il sagrato di San Pietro durante i suoi funerali. «C'era un vento strano - ricorda Comastri - Un vento che sfogliava il Vangelo sulla sua bara. Poi il Vangelo si è chiuso, quasi a voler dire che tutta la sua vita era stata vissuta nel nome del Vangelo». Karol Wojtyla verrà beatificato il prossimo 1° maggio e, alla vigilia della cerimonia, si moltiplicano le iniziative legate alla vita e alla figura del Papa polacco. Una di queste si è svolta al Tempio di Adriano, alla presenza, tra gli altri, del Cardinal Comastri, di Mario Sechi, direttore de «Il Tempo», e di Renata Polverini, presidente della Regione Lazio. Durante la conferenza è stato proiettato il cortometraggio intitolato «Non abbiate paura», con le immagini di un Wojtyla giovane in Polonia. E poi ancora sacerdote e Papa, protagonista dei numerosi viaggi e degli incontri con Madre Teresa di Calcutta e con i più giovani. Era il Papa del sorriso che portava stampato sul volto. Ma era soprattutto il Papa che ha cambiato la geopolitica del mondo. Il suo peso sullo scacchiere internazionale è sotto gli occhi di tutti. Come annota nel libro Comastri. «Il viaggio in Polonia è stato certamente il più delicato e più atteso da Giovanni Paolo II - racconta il Cardinale - quel viaggio ha incrinato la cortina di ferro e ha posto le premesse per un deciso cambiamento della storia del mondo». O come annota Gianfranco Svidercoschi: «Proprio durante quel viaggio, invece, i polacchi scoprirono di non avere più paura; e la stessa voglia di libertà e di riscatto cominciò ad allargarsi per cerchi concentrici ai paesi vicini. L'anno dopo nacque Solidarnosc. Il proletariato si rivoltava contro lo Stato-partito, che aveva calpestato i diritti dei lavoratori e del lavoro stesso». Il suo zelo missionario durò fino all'ultimo secondo di vita. Quando allo stremo delle forze Papa Wojtyla volle affacciarsi ugualmente in piazza San Pietro per sussurrare alla folla il suo ultimo «Amen».

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