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Thomas Mann diventa fiction

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Sinonimodi decadenza, di atmosfere di fine Ottocento, di declino. È quello che racconta la fiction - miniserie in due puntate - andata in onda su Sky Uno, che replicherà il 15 marzo alle 17.35, il 26 marzo alle 00.50 e il 27 marzo alle 00.40. Sempre su Sky Cinema 1 hd. Una fiction che funziona. E che soprattutto rispetta il manoscritto di Thomas Mann, da cui è tratta. La vicenda, sulla quale la critica si è arrovella da più di un secolo, è nota: si narrano le vicende della famiglia dei Buddenbrook. Se ne racconta il declino. Eh sì, perché alla fine della storia Tony (Jessica Schwarz), due volte sposa, due volte divorziata, si impoverisce. Il padre-patriarca (Armin Mueller-Stahl) dei Buddenbrook muore, il fratello Thomas (Mark Waschke), divenuto capo famiglia dopo la morte del papà. Diventa un senatore sull'orlo del lastrico: anche la sua vita avrà termine. Proprio come quella del figlio Hanno, che viene colpito dal tifo. Quest'ultimo non ha le qualità del commerciante, non possiede capacità pratiche. Si trastulla tutto il giorno tra il pianoforte e la scrittura. Il padre fino all'ultimo spera di cambiarlo. Invano. Perché il giovane assomiglia sempre di più allo zio Christian (August Diehl). Fallito anch'esso, tutto il giorno a correre dietro alle gonnelle e all'attricetta di turno, senza curarsi degli affari di famiglia. Certo il libro (che oggi non esiteremmo a definire best seller) e quindi neanche il film raccontano solo morte e disperazione. Si narrano anche gli antichi fasti della famiglia Buddenbrook (o forse sarebbe meglio dire Mann?), è proprio da lì che prende il via la vicenda. Anche se, questo capolavoro che pagina dopo pagina trasuda emozioni, certo è che finisce in tragedia. Non c'è via d'uscita, non c'è riscatto: al limite c'è solo la vita, quella «sopravvissuta» di Tony e della cognata, vedova e sola e poi neanche tanto ricca, nonostante i natali nobili e l'azienda paterna. Ed è poco ma sicuro, che non stiamo parlando della solita commediola trasmessa dalla televisione. Questa è stata scritta per il piccolo schermo da Heinrich Breloer (al suo esordio cinematografico) e da Horst Königstein.

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