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Un assassino troppo bello

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diDINA D'ISA Riesplodono le polemiche per il film «Vallanzasca Gli angeli del male» di Michele Placido, alla vigilia della sua uscita nelle sale (venerdì prossimo). Il deputato della Lega Davide Cavallotto invita addirittura a boicottare il film di Placido che definisce un «cattivo maestro» perché «è salito in cattedra per elevare a eroe lo spietato assassino. Utilizzare giovani e affascinanti attori allo scopo di sdoganare l'immagine di personaggi che dovrebbero cadere nell'oblio per i crimini commessi - per Cavallotto - è un insulto alla memoria delle vittime e una crudeltà verso i loro parenti. Adesso ci mancava solo la madre di Vallanzasca a chiedere la grazia per il figlio al Capo dello Stato». Di contro, Antonella D'agostino, compagna di Vallanzasca dal 1996 e dal 2008 sua seconda moglie (interpretata al cinema da Paz Vega) replica: «Ma quale trasformazione in eroe? Ma l'hanno visto il film? Mio marito dal film di Placido viene fuori molto peggio di quello che è stato. Invece di boicottare questi politici farebbero bene a documentarsi prima di parlare». Mentre per Giuseppe Giulietti di Articolo 21, «ogni spettatore darà ovviamente il suo giudizio sul film, ma non è tollerabile che Michele Placido, un regista ed un artista di grande sensibilità umana e professionale sia aggredito in questo modo e con queste parole». Già fuori concorso al Festival di Venezia, la pellicola vanta l'incisiva interpretazione di Kim Rossi Stuart, che ha anche partecipato alla stesura della sceneggiatura scritta da Placido insieme con Andrea Purgatori. Lo script si rifà ad articoli, testimonianze, ma soprattutto a due libri, l'autobiografico «Il fiore del male. Bandito a Milano» di Vallanzasca e «Lettera a Renato» scritto dalla moglie Antonella D'Agostino. È il 1985 quando Renato Vallanzasca, 35 anni, è detenuto in isolamento nel carcere di Ariano Irpino. Da qui racconta le sue prime imprese adolescenziali che gli costeranno la prima reclusione in un carcere minorile e l'inizio di una carriera criminale che lo trasformerà nel «boss della Comasina». La Milano degli anni Settanta è il regno di Francis Turatello (Francesco Scianna), detto «faccia d'angelo», ma l'irrompere di Renato Vallanzasca e della sua banda cambia lo scenario. Tra rapine e bottini, il bel René si dà alla bella vita, incontra Consuelo (Valeria Solarino) con la quale avrà un figlio e che gli resterà accanto fino all'evasione da San Vittore. La latitanza di Vallanzasca è costellata da altre rapine ed omicidi. Tra prigioni e fughe, il bandito si dichiarerà ad Antonella, sua amica d'infanzia, e la sua libertà terminerà con il definitivo arresto, verso la fine degli anni Ottanta. Vallanzasca sta ora scontando una condanna complessiva a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione con l'accusa di sette omicidi di cui quattro direttamente compiuti, una settantina di rapine e quattro sequestri di persona nonché numerosi tentativi di evasione. È detenuto da 38 anni. Michele Placido, dopo il film sul '68 dove spicca la personalità del giovane poliziotto che egli era all'epoca, ha ora trasformato Rossi Stuart in un Vallanzasca consapevole del proprio fascino, sospeso in uno sguardo poco distaccato nei fatti e accecato dall'adrenalina che esplode per oltre due ore di proiezione. In particolare, nell'ultima scena sembra che Placido (magari senza volerlo in modo premeditato) faccia diventare il bel René un simpatico (ma feroce) bandito. Vallanzasca/Stuart appare sul grande schermo bello, accattivante, con l'amore per la battuta, persino quando imbraccia un mitra, buca ogni inquadratura con la sfrontatezza e l'arroganza di un'autentica star del male. La rivalità con Turatello (interpretato da Filippo Timi), l'ombra della camorra e della mafia, i tradimenti dei fedelissimi restano sullo sfondo quasi fossero elementi di poca importanza. Allo stesso modo, non vengono approfondite le alleanze come quella con Francis, nemico di sempre, con il quale (nel film) giunge ad un accordo frettoloso e per questo poco credibile nel cortile di Rebibbia, svuotato dagli altri detenuti. Su tutto domina Kim: tra belle donne, lusso sfrenato e fiumi di droga, il protagonista con la sua interpretazione riesce a catturare l'attenzione dello spettatore in una trama inevitabilmente prevedibile.

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