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Rapinatori tra libri e flipper

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Chinon è più un ragazzino ha fatto il vecchio esame «sperimentale», che in realtà è durato per quasi un trentennio, dal '69 al '97. Per gli studenti era una specie di «riffa», nonché, per il sistema scolastico italiano, uno dei trionfi della burocrazia barocca e spendacciona. Gli esami non venivano tenuti dai professori che ben conoscevano gli studenti, ma da commissioni esterne, i cui componenti arrivavano dai quattro angoli d'Italia. Insomma, insegnanti che dei ragazzi non sapevano nulla. Poi erano frastornati dallo spostamento e alle volte distratti dal malumore. Il Ministero spendeva cifre inaudite, ma in tasca ai poveri professori, come ai tempi di Virgilio, arrivava sempre poco. Degli insegnanti titolari ne restava solo uno: il «membro interno». Per i ragazzi era come giocare a poker, come la roulette: se entrava il punto buono si vinceva, anche senza avere meriti. Gli studenti dovevano preparare tutte le materie ma, alla fine, avrebbero affrontato due sole prove scritte e due prove orali. Negli scritti una materia era certa: l'Italiano. L'altra, quasi sempre, era la materia principale del corso affrontato, per il Classico il Latino, per lo scientifico Matematica... Gli orali sembravano una trattativa tra rapinatori asserragliati in banca e le forze dell'ordine. Potenza del '68. Come materia principale lo studente portava quasi sempre l'Italiano, per la seconda si poteva scegliere tra diverse materie che venivano estratte a sorte dal Ministero. Il sistema si prestava ad azioni di guerriglia. C'erano alcune materie «orfane», che nessuno voleva portare. I membri interni dei licei classici andavano cercando disperatamente qualche studente che si proponesse in Chimica o Fisica. E mica tutti potevano portare Latino. C'era chi si offriva nella materia «orfana», assicurandosi così la gratitudine del membro interno. L'unico che ci capiva qualcosa. Magari a rifarlo quell'Esame di Maturità, per il quale si sarà dovuto anche studiare duro... ma poi si andava con gli amici (e le amiche) a bere una spuma e a giocare a flipper. Internet non c'era, dei cellulari nemmeno l'ombra e per comunicare alla famiglia l'esito dell'esame ci si metteva in tasca un gettone. A patto di trovare un telefono pubblico che funzionava.

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