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Venditti come Babbo Natale

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diCARLO ANTINI «Cantare a Roma la notte di Natale non ha prezzo». Antonello Venditti non ha badato a spese e, tra Natale e Capodanno, si esibirà quattro volte (25, 27, 29 e 31 dicembre) all'Auditorium di Roma. Antonello Venditti, lavoro extra proprio a cavallo delle feste. Valeva la pena fare gli straordinari? Cantare a Roma la notte di Natale sarà un'esperienza indimenticabile. Ci sarà la voglia di stringerci tutti insieme, uno per uno. Ogni sera sarà diversa dalle altre e l'atmosfera cambierà fino alla festa finale del 31 dicembre. Vista l'atmosfera generale non si sente un po' Babbo Natale? Ai romani vorrei regalare più attenzione alla bellezza della loro città che è unica al mondo. Ci vuole più rispetto. E invece per la Roma del calcio cosa chiede al 2011? Innanzituto che la famiglia Sensi venga rispettata più di quanto non si faccia ora. E poi che il prossimo presidente sia animato da un interesse sincero per la società e che la porti a traguardi di primo piano. E a se stesso cosa vorrebbe regalare? Mi regalerei un bell'album nuovo che mi rispecchi a pieno e mi dia soddisfazioni. Ci sta già lavorando? Proprio in questi giorni sono in sala di registrazione. Stiamo scegliendo i suoni e siamo già a buon punto. Quando è prevista la pubblicazione dell'album? Non prima di novembre 2011. Ma è proprio questa la fase più delicata e creativa. Ancora non ci sono i titoli e i testi delle canzoni ma la scelta delle sonorità è la cosa più importante. La musica degli anni Duemila deve essere ancora scoperta. Non le piace quello che si sente in giro? Il fatto che oggi Lady Gaga e Shakira vadano per la maggiore la dice lunga. Dal punto di vista musicale viviamo in una versione aggiornata degli anni Ottanta. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Poi basta con tutta questa voglia di Settanta. Eppure lei negli anni Settanta era sulla cresta dell'onda o no? Proprio per questo non ne posso più. Ci sono tanti chitarristi anche giovani che inseguono un suono vintage. Ma io quel suono l'ho vissuto in prima persona e oggi non ne capisco più il senso. Mi diverto di più a cercare nuove soluzioni. E lei l'ha trovata la musica degli anni Duemila? Una cosa è certa. La sto almeno cercando. Oggi quello che manca è il genio. Sembra tutto già sentito. Ma proprio nei momenti di crisi io mi spingo oltre e cerco di essere originale. Lei ama i concerti all'aperto. Perché all'Auditorium di Roma ha deciso di fare un'eccezione? Perché lo vedo come una casa da difendere. È il tempio della cultura e voglio viverlo come fosse una sorta di fortino in cui rifigiarsi. Sembra quasi che si voglia difendere da qualcosa che la preoccupa. Di che si tratta? Viviamo in un periodo di decadenza sotto tutti i punti di vista, ma soprattutto culturale. Un tempo la cultura era un punto d'arrivo, qualcosa da preservare. Oggi, invece, sembra un problema, qualcosa di cui vergognarsi. La notte di Capodanno, mentre lei sarà all'Auditorium Claudio Baglioni canterà in via dei Fori Imperiali. Cos'è? Un derby romano delle sette note? Non può essere un derby. Il concerto di Baglioni ai Fori sarà un incontro popolare a ingresso gratuito. Il mio, invece, sarà un incontro raccolto. E i biglietti, purtroppo, non costeranno neanche poco.

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