Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Addio al papà della Pantera Rosa

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

diANTONIO ANGELI L'urlo dell'ispettore Clouseau che squarcia il silenzio: «Katoooooo!» e poi il salto, folle, fuori misura che porta Clouseau, mancando clamorosamente il suo obiettivo, ad abbattersi su un gruppo di camerieri. È una delle scene cult della serie La Pantera Rosa. In tutto otto film che portano la firma di un regista raffinatissimo e infaticabile: Blake Edwards, che ieri ha salutato per sempre la scena all'età di 88 anni. Edwards è stato uno dei padri della migliore commedia americana, era nato a Tulsa, grande città degli Stati Uniti, nel 1922. Era figlio d'arte: suo nonno, Gordon Edwards, era un regista del muto e il padre, Jack McEdwards, un regista teatrale e produttore. Blake iniziò la carriera come comparsa in un grande studio hollywoodiano, debuttando nella recitazione ne «I cavalieri azzurri» (1942) di Henry Hathaway. Ma la scena non faceva per lui, dietro le quinte sapeva dare il meglio di se. Iniziò a scrivere sceneggiature nel 1952 e, grazie al suo umorismo e alla sua sensibilità, arriverà presto alla regia. Si fa subito notare lavorando con un giovane promettente: Tony Curtis con il quale realizzerà film memorabili: «Le avventure di Mister Cory» (1957), «In licenza a Parigi» (1959) e «Operazione sottoveste» (1959). La sua fama però resta legata alla fortunatissima e osannata serie della Pantera Rosa, con Peter Sellers, che inizia nel 1963, portando sullo schermo le imprese dell'irresistibile ispettore Clouseau. Nel '64 arriva «Uno sparo nel buio», poi «La Pantera Rosa colpisce ancora» (1975), «La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau» (1976), «La vendetta della Pantera Rosa» (1978) e «Sulle orme della Pantera Rosa» (1982), finito utilizzando anche scene dei vecchi film per la scomparsa del protagonista Peter Sellers. Seguiranno «La Pantera Rosa - Il mistero Clouseau» (1983) e «Il figlio della Pantera Rosa», del 1993, con Roberto Benigni. L'attore toscano ha così ricordato il grande regista: «Che bella cosa aver girato un film con Blake Edwards. Un gigante del divertimento. Uno scienziato dell'allegria». Con Edwards ci si poteva sganasciare dalle risate, ma il regista sapeva anche avere la «mano lieve». Soprattutto con la «divine». La sua musa fu Audrey Hepburn diretta da lui nel film «Colazione da Tiffany» (1961). Nella carriera il grande Blake ha sempre lavorato con star eccezionali: Jack Lemmon in «La grande corsa» (1965) e Bo Derek in «10» (1979). E una delle sue star l'ha anche sposata: Julie Andrews, sua moglie dal 1969, con la quale ha firmato «Victor Victoria» (1982), un musical che ha riscosso uno strepitoso successo di pubblico e di critica, ottenendo anche una nomination all'Oscar per la sceneggiatura, e «S.O.B.» (nel 1981), fortemente critico contro il mondo holywoodiano e i suoi miti. Con Hollywood ebbe sempre un rapporto critico e di amore-odio, un rapporto che ha avuto il suo prezzo. Il regista, famosissimo e universalmente acclamato, ha ottenuto in tutta la sua lunga attività una sola nomination all'Oscar, ricevendo però numerosi premi alla carriera. Nel 1988 l'American Comedy Award, nel 1990 quello dei critici di Los Angeles e, nel 1993, il premio Preston Sturges dalla Directors Guild of America, infine l'Oscar alla carriera nel 2004.

Dai blog