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«Da noi gli intervistati liberi di sfogarsi»

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Unospasso e uno scoop continuo su Rai Radio2 (dalle 13.40 alle 15). Insieme vanno in onda e insieme lo sono anche in questa intervista: hanno risposto all'unisono. Quali sono gli ingredienti della trasmissione? «Partiamo sempre da un ospite in studio, un politico al giorno. E abbiamo un linguaggio diverso. Insomma parliamo della classe politica nella sua macerazione e la mettiamo a confronto. Da Lory Del Santo al professor Sartori. La Del Santo è ormai espertissima di politica (sottolinea Sabelli Fioretti)». Come vi è venuto in mente il titolo? «Ci sono tante leggende. Una è che abbiamo cercato di far vivere ai politici - che vivono sempre da leoni - un giorno da pecore. I dirigenti Rai non ci hanno scocciato sui contenuti ma hanno detto: "Basta che ci sia un bel titolo"». Di scoop la trasmissione ne ha fatti. Quali i più importanti? «Bocchino che ha candidato Montezemolo. Abbiamo avuto la prima del Giornale a nove colonne, anche se non esistono più. E poi Villaggio che si voleva suicidare, e la Vanoni che si faceva le canne. Come dice Mieli siamo un ascensore che va dall'attico più elegante alle fogne». Nel 2006, durante le elezioni Presidenziali Sabelli Fioretti, lei ha ricevuto voti, ha mai scoperto chi l'ha votata? «So perfettamente che uno dei due era di Grillini. Poi però hanno eletto Napolitano ma io ero in salita. Con quei voti si può essere citati nella Gazzetta Ufficiale, sono entrato nella storia». Marra ha detto a «Sette» che i giornalisti di oggi sono fondamentalmente pigri. Si trova d'accordo? «Ha ragione. I bravi giornalisti sono pochissimi. Per colpa degli editori e della politica. I giornalisti dovrebbero essere i cani da guardia del potere. Se qualcuno lo fa o viene emarginato o non gli pubblicano i pezzi. E... Quelli pigri sono fortunati perché non hanno frustrazioni». Lei, Sabelli Fioretti, ha intervistato anche Antonio Pennacchi, è stato felice della sua vittoria al Premio Strega? «Io l'ho intervistato quando lo conoscevamo in tre; usammo il trucco del "Bip!", per le parolacce contenute nell'intervista. Ora è diventato un signorino. Ma sono pronto a perdonarlo».

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