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Grazie nonno centurione

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diANTONIO ANGELI «Chiunque, di qualunque Paese, osservi il mondo romano si sente a casa propria. Noi, oggi, siamo un'evoluzione moderna dello stile di vita romano»: Alberto Angela, autore di molti programmi televisivi di successo, ma anche archeologo, studioso e scrittore, parla con emozione della sua ultima creatura letteraria: «Impero. Viaggio nell'Impero di Roma seguendo una moneta», Rai Eri Mondadori editore, 21 euro. Difficile dire se l'imponente opera di Angela (508 pagine, ma che si leggono tutte d'un fiato) sia più un saggio o più un romanzo: è la storia di un sesterzio, una moneta romana del valore di circa due euro attuali. Un viaggio attraverso l'epoca dell'imperatore Traiano che inizia un mercoledì mattina del 115 dopo Cristo. Seguendo la moneta, che passa di mano in mano, da commercianti a maghe, da prostitute a soldati, schiavi, marinai l'autore racconta come si viveva duemila anni fa nella più grande e ricca città del mondo, capitale di un immenso impero e poi nel resto d'Italia, in Europa e attorno al Mediterraneo, quando l'impero di Roma era all'apice della sua espansione e della sua magnificenza. «Utilizzo la mia penna come fosse una telecamera - spiega Angela e si capisce dal tono che è innamorato perso di Roma antica - entro nell'atmosfera dell'epoca, grazie anche al mio mestiere di divulgatore televisivo». Il volume, frutto di un lavoro di ricerca durato tre anni su iscrizioni tombali, incisioni e testi antichi, è basato su fatti realmente accaduti e raccontati con lo stile di un romanzo: «Anche i nomi, i dialoghi e i luoghi descritti nel libro sono veri - aggiunge lo studioso - nulla, proprio nulla è inventato. Le battute dei protagonisti provengono dalle opere di autori latini come Ovidio, Marziale e Giovenale». Il percorso ipotetico, ma possibile, del libro trasporta il lettore attraverso i vicoli polverosi di Alessandria d'Egitto, fa ascoltare i rumori degli scalpellini in una bottega di Atene, poi il fragore dei combattimenti tra legionari e barbari ai confini dell'impero, nell'attuale Germania, e il fracasso delle corse delle quadrighe nel Circo Massimo di Roma. Un viaggio nel cuore e nella periferia dell'impero romano, un libro colto e divertente, che dovrebbe essere proposto nelle scuole facendo fare pace a tanti studenti con la «storia barbosa». Perché di «barboso» in «Impero» non c'è nulla. Anzi. «I romani - prosegue infervorato Angela - sono stati in grado di realizzare la prima globalizzazione della storia. C'era una sola lingua ufficiale, girava ovunque la stessa moneta e quasi tutti sapevano leggere e scrivere. Quello che colpisce è la grande modernità dei romani che, non solo con le armi ma, soprattutto con la grandezza del loro stile di vita, con le comodità e la medicina, seppero conquistare il resto del mondo. I barbari non vollero mai distruggere Roma, ma entrarne a far parte». Ieri alla presentazione del libro a piazza Venezia, proprio di fronte alla Colonna Traiana, non poteva mancare una battuta sull'attuale situazione dei beni culturali italiani: «Dovremmo considerare Pompei come un malato cronico in ospedale - ha detto Angela - Pompei è un luogo estremamente antico e delicato, che ha bisogno di continua manutenzione. Il nostro è un patrimonio unico ed è nostro dovere fare in modo che anche tra mille anni i turisti possano continuare a visitarlo».

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