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«Una prateria senza regole ma con tantissimi paletti»

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Ilprimo racconto ha come protagonisti adolescenti che avevano creato un gruppo di blogger contro la bidella. Fortuitamente il figlio della donna presa di mira ha visto in Facebook le foto ridicolizzate della madre, ha letto gli sfottò, ed è scattato il procedimento presso il Tribunale dei minori. I ragazzi sono stati condannati e dopo lunghe trattative hanno dovuto risarcire la bidella pagando mille euro ciascuno. Erano in dieci, fatevi i conti». In realtà hanno pagato i genitori. Ovviamente. Ma la cosa più imprevedibile è che madri e padri sono più incoscienti dei figli. Hanno liquidato il caso della bidella come una "ragazzata". Chi altro è caduto nella rete? Anche il caso della separazione per tradimento virtuale l'ho seguito io. Quello del licenziamento dell'impiegata è avvenuto in Svizzera, dove tra i motivi della risoluzione del rapporto di lavoro c'è l'utilizzo di Facebook mentre la ragazza era in malattia. Tipica severità d'Oltralpe. Invece chattare in orario d'ufficio può costare il posto. Come usare il telefono. Già, anche se è un'abitudine ormai tollerata, purché non si esageri. Il fatto è che Facebook è potentissimo, il messaggio si diffonde subito in tutto il mondo. Gli iscritti sono 500 milioni. E anche se il contratto di adesione è esplicitato, nessuno lo segue. Diceva un giudice: «Internet è una prateria senza regole ma con moltissime regole». Li. Lom.

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