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Una guerra civile per Sanremo

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Sono dei geni assoluti. Siccome il Festival 2011 è in alto mare (di solito a novembre all'Ariston c'è già Castelli a prendere le misure della scenografia) che si sono inventati? Il solito polemicone preliminare, con l'obiettivo di scuotere i politici dalle loro poltronazze. L'anno scorso fu montata la panna delle canzoni in dialetto, con giubilo dei federalisti. Stavolta, nella rituale presentazione del regolamento di Sanremo, ecco la trovata del direttore artistico Mazzi Gianmarco e del presentatore Morandi Gianni. Per celebrare il 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, nella serata del 17 febbraio chiederanno a ciascuno dei 14 big in gara di accantonare la canzone partecipante e di sceglierne un'altra che fissi un momento significativo della storia del Paese. E in un bouquet di 150 brani (ci sono anche i più innocui "Viva l'Italia" di De Gregori o "Buonanotte all'Italia" di Ligabue) i responsabili della rassegna sperano fortemente che qualcuno degli artisti ne scelga in particolare due: Morandi ha citato "Bella ciao" e Mazzi "Giovinezza". Il canto delle mondine e quello dei goliardi toscani a inizio Novecento, hanno sottolineato. Ma, com'è ovvio a chiunque, quelle due cosucce sono legate indissolubilmente alle vicende dei partigiani e a quelle dei fascisti. Così, malgrado si continui a sostenere da più parti che questo sia un Paese normale, pacificato, che ha tirato una riga sulle sanguinose divisioni del secolo scorso, si sono aperte le cateratte del cielo. Fantastici i giovani del Pdci, che avevano plaudito a "Bella Ciao" («Il Festival parte con il piede giusto»), salvo ricredersi mezz'ora dopo («"Giovinezza" è una vergogna nazionale»). Il ministro La Russa, che vanta un rapporto cordiale con Mazzi, ha cercato di buttare acqua sul fuoco: «Basta avere la coda di paglia. Nessuna equiparazione, ma entrambe le canzoni sono state cantate da milioni di italiani». Non è bastato. Per tutto il giorno si sono susseguite le dichiarazioni di storici, di ex partigiani, di rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione. In massima parte puntavano il dito su "Giovinezza": apologia di fascismo, inutile operazione nostalgia, retorica, pasticcio, scelta audace che provocherà problemi, insulto alla democrazia, e via brontolando. A Bersani, che all'Ariston era già andato per «intercettare gli umori della gente» uscendone fischiato, lo hanno detto dopo la siesta: «Non ci credo! Dovranno vedersela con noi!». Quelli della Lega, tipicamente, sono insorti per dire che bisognerà intonare "Va' Pensiero", perchè l'anti-Mameli simboleggia la lotta dei popoli oppressi contro «il giogo romano», eccetera eccetera. Storace vorrebbe dedicare "Giovinezza" a Berlusconi, «ma come augurio di vitalità». Minoli contropropone l'Inno Nazionale, con il rischio che Morandi arrivi sul palco sgambettando, pronto per la partita. Un colpo mediatico fantastico. Da parte nostra suggeriremmo "Maramao perché sei morto", che dietro l'apparente giocosità era uno sberleffo niente male a chi era al potere. O "Vola colomba", che nel '52 pareva uno spot cifrato per la Dc. Magari potremmo mettere tutti d'accordo con una canzone di Gaber. Una qualunque. Ah, il regolamento. Dopo i pasticci dell'anno scorso (l'impennata dei suffragi per il Principe e Pupo), e con le associazioni dei consumatori sul piede di guerra, il televoto sarà "temperato" e non dovrebbe risultare decisivo. Anche i giornalisti accreditati avranno a disposizione una «golden share», esprimendo la preferenza verso un artista, che potrebbe risalire la classifica. Quanto ai giovani, Mazzi precisa che la gara diventerà un format. Potranno inviare le canzoni al sito del Festival, e con le eliminatorie a Domenica In e a Radiodue ne saranno scelte sei, che insieme alle due uscite da "AreaSanremo", saranno eseguite all'Ariston. Poi ci sono le gnocche da vetrina. Belen e la Canalis. Morandi ammonisce: «Anche se hanno già avuto esperienze al cinema e in tv, dovranno impegnarsi. Vedremp che non sono solo belle». Non succedesse, l'occhio avrà comunque avuto la sua parte.

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