Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il libro nero di Praga

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

diJITKA FRANTOVA-PELIKAN Io non sono un politico, né uno storico. Perciò non aspettatevi da me una profonda analisi politica e storica. Io tutto questo ho semplicemente vissuto, essendo già da giovanissima la compagna di Jiri Pelikan, uno di protagonisti di Primavera di Praga. Quando si celebrava il 30.simo anniversario della Primavera di Praga Pelikan, già gravamente malato, faceva le interviste e comizi in tutta Europa. Diceva: devo farlo perché fra dieci anni nessuno si ricorderà più delle nostre battaglie. In occasione del 40.esimo anniversario, sentivo perciò l'obbligo morale di portare avanti un messaggio di verità storica. Essendo attrice, l'ho fatto tramite lo spettacolo "La mia Primavera di Praga". Ho faticato molto per portarlo in scena: è un argomento scomodo, non va in moda. Ma non è sembrato scomodo al presidente Napolitano, che ha concesso al mio spettacolo L'Alto Patronato e ha onorato il giorno del debutto con la sua presenza e quella della signora Clio. Non è sembrato scomodo neanche al giovane Ministro Meloni, che ci ha aiutato a presentare a Roma questo spettacolo. Che cosa è la Primavera di Praga? Una riforma del Comunismo. I sovietici la chiamavano controrivoluzione, in occidente era nota come «il socialismo dal volto umano». La libertà e la democrazia contro la dittatura del partito comunista, contro la dittatura del proletariato. Ma per spiegare quando è nata, devo tornare molto indietro. Dopo la fine della guerra, nel 25 febbraio del 1948 con un "colpo di stato" i comunisti arrivarono al potere. E nel 1949 cominciarono i processi politici. E non solo contro gli avversari. Il più famoso fu il processo a Rudolf Slansky, segretario generale del partito comunista. Slansky era ebreo. In questo processo costruito a tavolino furono condannati a morte e impiccati 12 capi del partito comunista. Tutti ebrei. Gli accusati vennero drogati, torturati, costretti ad imparare a memoria colpe immaginarie. Una perfetta messa in scena. La sceneggiatura fu preparata da due consiglieri del Kgb, Lichacev e Makarov. Tutto era stato provato in precedenza. Ogni gesto, ogni pausa, ogni respiro. Slansky era una figura tragica. Era proprio lui, responsabile del terrore poliziesco, a chiedere a Stalin di mandare in Cecoslovacchia i consiglieri del Kgb specializzati in processi costruiti a tavolino. Nel primi cinque anni furono condanate a morte 234 persone, di cui 178 giustiziate, e 244 fucilate in finti tentativi di fuga. Era il numero più alto di esecuzioni nel blocco sovietico. Nel 1949 furono condannate per ragioni politiche 11.000 persone. Socialdemocratici, socialisti, popolari. La prima e unica donna nel blocco sovietico condanata a morte e impiccata fu Milada Horakova, deputato al parlamento. Il presidente Gottwald esitò prima di firmare la sentenza. Ma nonostante gli appelli di Albert Einstein, Bertrand Russel, Winston Churchill, Elena Rooswelt e tanti altri, il 27 giugno nel 1950 Milada Horakova fu impiccata nella prigione di Pankrac, a Praga. La censura era rigidissima, le frontiere chiuse. La statalizzazione delle industrie, la collettivizzazione dell'agricoltura producevano la devastazione ecconomica. Era un regime totalitario, criminale. Già in questo periodo i comunisti con fede profonda cominciarono ad avere dubbi. Dopo la morte di Stalin, nel 1953, con l'epoca di Chruscev e la revisione dei processi, si cominciò con le riforme. Verso gli anni 70 il regime comunista piano piano si indebolì. Nel loro sesto congresso, il 29 giugno 1967, gli scrittori chiesero la libertà di stampa e accusarono il regime comunista per gli abusi commessi. Di consequenza gli scrittori come Vaculik, Kundera e Klima furono espulsi, perché avevano criticato il partito comunista. La Primavera di Praga è stata solo l'apice di quel processo, perché la società era già pronta e matura. È nata il 5 gennaio nel 1968 e finita la notte tra il 20-21 agosto, soffocata dall'invasione degli carri armati del Patto di Varsavia. L'anno 1968 fu veramente una gioia immensa per tutto il paese. Il popolo era ubriaco di felicità. Le celle con i prigionieri politici furono aperte. Si poteva finalmente viaggiare all'estero. E la gente non aveva più paura di dire quello che pensava. Le funzioni di Presidente del Stato e di Segretario del Partito furono separate e in quel momento Dubcek fu eletto segretario generale del partito comunista. La televisione sotto la guida di Pelikan divenne un vero strumento di democrazia. Il 5 marzo Dubcek annunciò la soppressione della censura. Il 21 marzo le dimissioni di Novotny da Capo dello stato furrono accolte con molto sollievo. Nuovo Presidente fu eletto il generale Ludvik Svoboda, un politico debole. Pelikan considerava il 1968 l'anno più felice della sua vita. Ma dopo otto mesi di felicità la notte tra il 20 e il 21 agosto, nel periodo delle vacanze, arrivarono in Cecoslovacchia 6.500 cari armati, 750.000 militari e 800 aerei del patto di Varsavia. La Cecoslovacchia fu occupata militarmente in una notte sola. La televizione con la guida di Pelikan entra in clandestinità e svolge un ruolo importantissimo, informando tutto il mondo della situazione. Pelikan dormì le primi notti con gli altri deputati in parlamento, e poi con un'ambulanza, travestito da medico, venne portato in una fabbrica, dove si svolse il 14.simo Congresso straordinario del partito, che condannò l'occupazione sovietica. Quando Dubcek venne arrestato con gli altri dirigenti e portato a Mosca, Pelikan fu costretto a consegnare le chiavi della televisione. Breznev voleva la sua testa, definiva la sua televisione «centro della controrivoluzione» e così lui era il primo di quelli che dovevavo essere arrestati. Io fui subito licenziata dal mio teatro come moglie di un traditore e avevo il divieto di esercitare qualsiasi attività artistica. E qui cominciò la nostra Odissea personale, il nostro esilio in Italia, finito dopo 20 anni, dopo la "Rivoluzione di velluto". Dell'esilio, delle battaglie di Pelikan, delle mie battaglie per ritornare sulle scene del mio amato teatro, senza conoscere una parola della lingua italiana, delle persecuzioni della parte della polizia ceca e russa, parlo nel mio spettacolo. Pelikan voleva proseguire le sue battaglie per la libertà. Sperava nell'aiuto politico del Pci, ma proprio lì trovò un muro. Le lettere spedite a Berlinguer, Sergio Segre e Occhetto non trovarono nessuna risposta. L'unico vero sostegno politico lo trovò nel Psi di Bettino Craxi, che attraverso un aiuto finanziario rese possibile la pubblicazione della rivista di Pelikan «Listy», che venne diffusa clandestinamente in Cecoslovacchia. Poi Craxi riconobbe l'importanza di portare nel Parlamento Europeo un politico che rapresentava i paesi oppressi. E così fu candidato per il Psi alle prime elezioni per il Parlamento Europeo nel 1979 dove venne eletto con oltre 130.000 preferenze. Nel dicembre è stato eletto Presidente della Repubblica Cecoslovacca Vaclav Havel. Dopo 41 anni il primo presidente non comunista. Ma, nonostante tutto, noi in Italia eravamo felici, circondati dal calore umano degli italiani. E quando dopo 9 anni, nel 1977, ottenemmo la cittadinanza fummo molto fieri di poter dire: «Siamo italiani». Ecco cosa scriveva Pelikan: «Io sono molto legato a Roma. Qui si sente la storia, si avverte un ottimismo che ti fa prendere le distanze dai drammi di ogni giorno».

Dai blog