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Talent e reality sempre con la stessa musica

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Sullafragilità delle canzoni inedite, ovvero dei brani che i concorrenti compongono personalmente, è quasi inutile calcare il coltello nella piaga. Comporre è un mestiere serio e quasi sempre i giovani aspiranti non lo tengono nella giusta considerazione. Per quanto riguarda le cover, cioè le canzoni edite e quasi sempre molto note, la situazione addirittura peggiora. Saranno una trentina in tutto le cover scelte dagli aspiranti famosi. Sempre le stesse. «Listen» di Beyonce, «New York New York» di Liza Minnelli, «Show must go on» dei Queen e tanto per rimanere in Italia «Come saprei» di Giorgia e «La voce del silenzio» (in pochi si ricordano che a cantarla per la prima volta fu la grandissima Dionne Warwick al Festival di Sanremo del 1968). Madonna, Whitney Houston e Britney Spears non mancano mai. C'è da chiedersi perché. Forse la scelta attiene alle limitate informazioni musicali dei giovani cantanti, forse credono di fare la cosa giusta, a volte sono semplicemente consigliati male. Nessuno, fra tanti produttori e «giudici» che si pronunci. Un repertorio troppo prevedibile - un talent venne cancellato perché su dodici concorrenti ben otto si erano presentati con «La voce del silenzio» - qualche volta addirittura complicato musicalmente, a cui si rimedia con un largo uso di «tappeti» musicali pre-registrati che hanno l'effetto immediato di banalizzare linee melodiche indimenticabili. Del resto il repertorio è il grande problema della musica leggera italiana. Ci sono artisti, soprattutto donne, prematuramente accantonati, che meriterebbero altre possibilità, se soltanto ricevessero canzoni di valore. Dall'altra parte, paradossalmente, esistono autori ancora ispirati che raramente vengono chiamati in causa forse perché appartenenti alla cricca sbagliata. Il risultato finale è paralizzante. Ma che ciò avvenga anche nell'ambito giovanile e dei debuttanti assoluti è certamente più grave. Tanto più in totale assenza di umiltà. Dovrebbe comporre chi è in grado di farlo e non chi al massimo può fischiare un motivo che gli frulla per la testa.

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