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E' polemica sul film su Vallanzasca Placido: "In politica c'è di peggio"

Michele Placido al Festival del Cinema di Venezia

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«In questo film non troverete la verità sul caso Vallanzasca. Perlomeno non ne troverete una sola. Perchè questo è un film, non un'inchiesta. Non condanna. Non assolve. Racconta una storia. La storia di una banda, la storia di una Milano che non esiste più, ma restano veri e crudi il dolore di chi ha subito queste violenze». Questo è il manifesto che accompagna il film «Vallanzasca. Gli angeli del male», di Michele Placido, presentato oggi fuori concorso alla 67. Mostra del cinema di Venezia, con Kim Rossi Stuart nei panni di Renato Vallanzasca. Placido sin dall'inizio sapeva che «il progetto sarebbe senz'altro stato oggetto di grande clamore mediatico», per questo ha chiesto al direttore della Mostra Marco Muller di non essere in concorso, e la scossa polemica è arrivata oggi puntuale al Lido accompagnata dalle colonne del Corriere della Sera con l'accusa dei parenti delle vittime del bandito di aver trasformato un criminale in eroe. Placido non ci sta e precisa che il suo non è un film «assolutorio. Vallanzasca - sottolinea - ammazza poliziotti, scanna il suo amico più caro in carcere», ma è «un criminale con la sua etica del male - afferma -. Non ha mai tradito i suoi principi: non ammazzava a sangue freddo, non faceva saltare in aria innocenti, come hanno fatto la mafia o i terroristi. Ci sono persone che stanno in Parlamento - aggiunge - che hanno fatto peggio di Vallanzasca». E ricorda che Vallanzasca «sta scontando il suo ergastolo mentre tanti terroristi e mafiosi che si sono macchiati di stragi di gente inerme sono in libertà. In un certo senso ha pagato per tutti».   Placido è consapevole che con questa pellicola si toccano «ferite ancora aperte, che purtroppo non saranno mai sanabili» e come ex poliziotto si è posto il problema di portare sul grande schermo un simile argomento. «Non è stata un'impresa facile (tanto è vero che ci sono state quattro revisioni di sceneggiatura), ma io avevo in mente un'idea precisa che ha preso forma quando ho cominciato a pensare a Kim Rossi Stuart (che ha partecipato anche alla stesura finale della sceneggiatura, ndr) nel ruolo del protagonista - scrive nelle note di regia -. Non mi interessava il libro di Vallanzasca (il film è liberamente tratto da "Il fiore del male" di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca e "Lettera a Renato" di Renato Vallanzasca e Antonella D'Agostino, ndr) e non mi interessava entrare nel merito della vicenda. Quello che trovavo stimolante da un punto di vista artistico e creativo era entrare nella mente di un criminale per capire, con un approccio asettico e quasi entomologico lontano da qualsiasi giudizio morale, cosa si prova a stare in bilico fra la normalità e la devianza, a trovarsi al bivio fra il bene e il male e a scegliere deliberatamente il male». «L'idea di offrire a Kim Rossi Stuart il ruolo del protagonista è stata decisiva», confessa Placido che però si dice «molto soddisfatto di tutto il cast che si è messo al servizio della storia ed ha contribuito a creare il clima di quegli anni e quell'atmosfera di milanesita» necessaria per l'autenticità del racconto. Grazie ad una formula di co-produzione internazionale (Cosmo Production e Fox International Production, ndr) abbiamo infatti potuto contare su un cast internazionale, con la spagnola Paz Vega, che è un'intensa Antonella (D'Agostino, la moglie di Vallanzasca che confessa che sono 38 anni che pensa alle vittime del marito e che dice che il Vallanzasca di Placido è più duro di quanto sia in realtà, ndr), il tedesco Moritz Bleibtreu (noto in Italia per  "Soul Kitchen" e "La banda Baader Meinhof'" o la rumena Monica Barladeanu, recente protagonista del discusso "Francesca". E poi fra gli italiani ho lavorato con alcuni fra gli attori più rappresentativi nell'attuale panorama cinematografico: Filippo Timi nel ruolo di Enzo, Valeria Solarino è Consuelo, mentre Francesco Scianna è il boss Francis Turatello. Dopo aver girato «Romanzo criminale» sulla banda della Magliana, Placido compie quindi un altro «viaggio sotterraneo nel disordine mentale e nella dannazione», che dà il vero senso al film. «La normalità è meno cinematografica della devianza ed io credo che il cinema debba fare anche questo: andare in fondo a storie disperate, scendere negli abissi del male, sporcarsi le mani - continua nelle note di regia -. Se raccontassimo solo le luci e non le ombre, se ci occupassimo solo di vicende esemplari, forse racconteremmo delle verità parziali e forse non capiremmo mai i periodi bui della nostra storia». Il film uscirà a dicembre al cinema. «Mi auguro che il pubblico comprenda il lavoro che abbiamo fatto - conclude il regista -, che apprezzi la bellezza e la potenza delle immagini, la forza degli attori, la dolorosa intensità della vicenda. Che viva le emozioni che abbiamo vissuto girando il film e lo stupore provato di fronte al perchè un ragazzo della porta accanto, intelligente, giovane e bello, abbia scelto di diventare un 'bastardo senza glorià, un "angelo del male"».

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