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L'altro '68

Scontri con la polizia a Valle Giulia

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C'è stato un altro '68. Nascosto tra le pieghe della storia. Dimenticato da una storiografia che troppo spesso è stata di parte. Ideologizzata. È il '68 di quegli studenti che alla Sapienza di Roma erano iscritti alla facoltà di Giurisprudenza. Studenti di Destra. A solo qualche metro di distanza dalla scalinata di Lettere, per tanto tempo ritenuto l'unico centro propulsore della contestazione. Per poco meno di due settimane, nel marzo del '68, la facoltà di Legge venne occupata proprio da quegli studenti che esponevano il fascio repubblicano. Fino al 16 marzo '68 i rapporti tra le due anime del movimento furono di tolleranza, se non addirittura di collaborazione. A questa parentesi della storia studentesca è dedicato «La Destra e il '68», volume di Alessandro Gasparetti, Edizioni Settimo Sigillo. Nel libro sono citate le parole dei testimoni, riprese da documenti ufficiali e da quotidiani dell'epoca («Il Tempo» compreso). Le ragioni della «convivenza» con l'anima «cinese» del movimento studentesco vengono spiegate da uno studente del direttivo di «Caravella», una delle organizzazioni universitarie di Destra. «Non possiamo più permettere loro di snaturare il fascismo - spiega lo studente - riducendolo a semplice anticomunismo di marca andreottiana, a difesa dell'ordine costituito. Nell'Università questo ordine costituito è rappresentato da quel caos che tutti sappiamo e se i comunisti si sono appropriati della sua denuncia il nostro dovere è quello di contestargli tale monopolio, rinfacciando se mai il carattere riformistico delle loro soluzioni, non di attaccarli frontalmente con quella tattica che piace tanto al regime». Il collante era, dunque, la lotta al nemico comune. E ce n'erano almeno tre: il caos universitario con relativo sistema di «baronaggio», l'autoritarismo statale e il capitalismo. Come dire dal locale al globale. I punti di contatto non mancavano e «l'alleanza» venne sancita durante gli scontri a Valle Giulia che videro studenti di Destra e Sinistra uniti contro le forze dell'ordine. È lo stesso Adriano Tilgher che ricorda i giorni dell'occupazione di Giurisprudenza. «La polizia era attestata a notevole distanza dalla città universitaria - racconta Tilgher - noi ce ne stavamo a Legge, loro a Lettere. Quando calava la sera, scoccava l'ora delle partitelle di calcio: rossi contro neri. Lettere era piena di bandiere rosse, a Legge un fascio repubblicano, montato su di un enorme pannello di compensato, sovrastava l'ingresso della facoltà. Dovunque c'era un fervore di attività notevoli. Pareva di vivere una vera stagione di rinnovamento. Molti giovani si avvicinavano, partecipavano alle commissioni di studio; alcuni docenti universitari collaboravano allo sviluppo e alla discussione di nuove tesi. Alle assemblee oceaniche di Lettere, indette nel nome di Castro, Mao, Ho Chi Minh, noi rispondevamo con affollate assemblee dove si discutevano i temi del fascismo, dell'Europa, della Rivoluzione». Tutto questo fino al 16 marzo '68. Fino a che i partiti non li divisero. A suon di bastoni.

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