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Il Duce alla corte di Roosevelt

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Nelgiugno del 1933 Adolf Hitler era diventato Cancelliere del Reich già da qualche mese. Ma l'asse Roma-Berlino era ancora lontano. Molto lontano. Proprio a quell'epoca, infatti, risale la lettera che Benito Mussolini scrisse al Presidente Franklin Delano Roosevelt e che è stata resa nota a Washington dai National Archives degli Stati Uniti. Nella missiva autografa scritta in inglese, il Duce risponde a una lettera che gli era stata spedita dallo stesso Roosevelt il 14 maggio di quell'anno. Ciò dimostra che tra i due si era già instaurata una frequentazione duratura e confidenziale. Come se non bastasse, il Duce parla esplicitamente di amicizia e non si limita agli aspetti personali. Mussolini esprime il proprio apprezzamento e la stima anche nei confronti del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, a conferma che i rapporti tra i due Paesi non erano forse mai stati così cordiali prima d'allora. Il cuore della lettera è nelle poche righe che seguono. Mussolini si augura testualmente che «le relazioni tra Stati Uniti e Italia diventino sempre più forti col passare del tempo». È un auspicio che non sorprenderebbe affatto se non si pensasse a ciò che sarebbe accaduto solo sette anni più tardi, con l'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania di Hitler. L'asse Roosevelt-Mussolini sarebbe servito anche per affrontare le spinose questioni di politica internazionale. Il Duce afferma di augurarsi presto un incontro con Roosevelt «per discutere i problemi del mondo in cui Stati Uniti e Italia hanno mutui interessi». Insomma un'esplicita dichiarazione di stima e amicizia che voleva essere un primo passo verso la costruzione di un rapporto privilegiato. D'altronde le relazioni tra Roosevelt e Mussolini avevano anche delle basi più prettamente economiche. In più di un'occasione il Presidente degli Stati Uniti aveva avuto modo di elogiare il «corporativismo» messo in atto dal regime fascista. Lo considerava come una delle armi più efficaci per reagire alla grave crisi economica del '29. Se, insomma, non si può certo parlare di un'asse Roma-Washington è lecito, però, mettere in evidenza che l'economia pianificata e il corporativismo furono una fonte di ispirazione anche per le coraggiose politiche economiche del New Deal rooseveltiano. Tutto questo avrebbe avuto vita breve. Contemporaneamente, al centro dell'Europa stava crescendo il potere hitleriano. Che avrebbe presto deviato tragicamente il corso della storia. Car. Ant.

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