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"Canto i tramonti della mia isola"

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Peppino di Capri

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Un anno in più... un traguardo o una partenza? Una breve sosta, direi chissà forse per ripartire con un entusiasmo inversamente proporzionale all'età che avanza... inesorabilmente! Peppino di Capri, un'artista senza tempo? Come artista il tempo mi ha già regalato tante emozioni. Quello che mi rimane vorrei dedicarlo all'uomo Peppino di Capri. Il tempo che passa le fa paura? Mi fa paura solo la velocità con cui passa il tempo. A questa età ci sono tante emozioni da approfondire e vivere. magari al rallenty.  I suoi inizi sono stati difficili? Difficili ma piacevoli perché è l'incoscienza a guidarti e tutto ti sembra predestinato. Poi un giorno ti accorgi che sei pronto a tirar fuori le unghie, il tuo percorso segnato è lì che ti aspetta per indicarti la meta. L'incontro con i Beatles? Piacevole al punto giusto, artisticamente valido, avrei voluto tanto «musicalizzare» con loro, ma sai, il successo, le barriere, i bodyguard...per fare una foto insieme, ricordo che ho dovuto aspettare l'ultimo giorno a Roma... Il suo primo successo? Quando i primi provini diventarono dischi, tra questi «Nun è peccato» e «Malatia» in pochi mesi arrivarono ai primi posti in classifica. Era l'autunno 1958. Il suo Sanremo più bello. Forse quello dell'87, con «Il sognatore», dentro di me son sicuro si classificò nei primi tre. Mi accontentai del quinto posto. Era un abito su misura, un brano che ancora oggi apprezzano in molti. Pensa di essere un marito ideale? No, ho dedicato poco spazio e tempo alle mogli forse anche ai figli, ma come mio padre anch'io poco espansivo, forse troppo dedito al lavoro che negli anni migliori mi ha rapito letteralmente. Farò in tempo a recuperare? Un padre esemplare? Il capitolo figli mi sembra un po' più complicato. Ognuno di noi, sin dalla tenera età, rivela la propria personalità e sinceramente anch'io ho sempre seguito il mio istinto naturale. Peppino di Capri canta cosa? E chi? Ho sempre cantato l'amore anche se in fondo in me pulsa ancora un cuore rocchettaro. Io canto soprattutto le donne, specialmente se amano. Ma poi, le donne amano? Era la sigla finale della fiction «Capri 2». Il mare di Capri è la sua principale ispirazione? Non solo il mare ma i tramonti, le passeggiate tra le tortuose stradine e i profumi che si respirano in primavera, la...luna caprese. Napoli le ha dato tutto o le ha tolto qualcosa? Mi ha dato molto: le atmosfere, la spontaneità e l'ospitalità della gente ma mi ha tolto le occasioni che i miei colleghi nel decidere di trasferirsi altrove in cerca di promozione hanno avuto decisamente più di me. Vince sempre ai festival la canzone più bella? No, non sempre, spesso vince la più chiacchierata e supportata. Le canzoni vincenti vengono fuori col tempo e per meriti propri degli autori e dell'interprete. Un ricordo di suo padre? L'emozione al suo rientro dalla guerra o quando con sorpresa scoprì che già suonavo il piano a quattro anni per gli americani, a Capri. Un'immagine di sua madre che non cancella mai dalla mente. Quando mia madre, io avrò avuto dieci anni, si mise al piano a suonare antiche melodie napoletane, tra l'altro sui tasti neri, per me fu quasi un trauma. Forse per non condizionare il mio percorso aveva tenuto segreta questa sua virtù. Un suo dubbio. È un peccato smettere o è arrivato il momento? Il dubbio resta! «Champagne» per brindare a...? Vorrei brindare all'amore, alla serenità, al buongusto, alle musiche eterne e a coloro che in questi 50 anni mi hanno sempre apprezzato e amato.  Buon compleanno Peppino.

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