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La passione della vita Sua maestà il libro

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Artee imprenditoria sono un binomio vincente se si segue l'esempio di Marilena Ferrari, una vita dedicata alla produzione di libri di pregio, coniugando tradizione e modernità. Direttrice del Gruppo Marilena Ferrari-FMR e dell'omonima fondazione, ha realizzato l'opera «Antonio Canova. L'invenzione della bellezza», dono ufficiale ai Capi di Stato presenti al G8 de L'Aquila nel 2009 ed è impegnata anche nella divulgazione educativa, come dimostrano i 100 mila libri devoluti in aprile alle biblioteche delle scuole italiane per oltre 13 milioni di euro. Un imprenditore può produrre opere d'arte anche in Italia? «È considerato impossibile, ma si tratta di una leggenda metropolitana. In realtà ho trovato un equilibrio sano: non posso piegare le ragioni dell'arte a un discorso inutile che non arrivi alla gente, né però devo pensare di essere uno speculatore. Ora, per esempio, sto lavorando a un progetto in cui i più grandi maestri della fotografia, poco conosciuti nel nostro Paese e già esposti all'estero, reinterpretano i monumenti italiani, selezionati con un sondaggio popolare fra quelli più conosciuti e qui immortalati come non li abbiamo mai visti». Come resiste l'oggetto libro all'epoca del virtuale? «Amo fisicamente la forma del libro: ho bisogno di vedere, di sentire e di toccare i volumi, come Borges che, ormai cieco, continuava a collezionarli perché avvertiva la loro presenza. Non sono contro la modernità tecnologica di cui faccio ampio uso, ma credo nel libro come monumento alla parola proprio nel momento della sua massima virtualizzazione: deve suscitare rispetto come i libri sacri della grande tradizione della Chiesa». I suoi libri sono spesso doni. Nascono in funzione del destinatario? «Ho una passione per la personalizzazione del libro e creo pezzi unici con decorazioni realizzate appositamente. Per il G8 ho scelto per la Merkel le illustrazioni dei fiori della sua zona. Il Capo di Stato giapponese è stato il più difficile: un calligrafo nipponico ha composto un'opera d'arte più che una forma di scrittura. Questi prodotti dimostrano all'estero la sintesi estrema del made in Italy». Nella sua esperienza di vita e di lavoro, ha riscontrato la specificità del contributo femminile? «Nella mia azienda quasi il 60 per cento degli occupati sono donne, con tre dirigenti. La donna ha un pensiero che supera se stessa e riesce sempre a vedere al di là del suo naso con maggiore capacità di sacrificio, di impegno e di concertazione. Ora che è luglio e siamo tutti stanchi, ho inventato una gara di donne contro uomini. Noi ci chiamiamo "le streghette di bianco vestite" e loro "i trecento spartani". Che diversità di umorismo! Inutile dire che il sesso debole è già in vantaggio! Voglio che nel lavoro ci sia sempre una forte componente di gioco». Ha mai pensato alla politica? «A Roma ho lo studio a Palazzo Grazioli. Quando vedo le facce che entrano ed escono, me ne sto fra le mie pagine e mi sento fortunata! Ho dovuto rinunciare alla mia vita personale per l'azienda, ma sto da Dio e ho equilibri fantastici! In politica, invece, se sei onesto non guadagni!». Qual è stato il suo apporto alla Casa Editrice FMR, da lei rilevata nel 2002? «Ho guardato tutto il suo passato con rispetto, ma se prima si mostrava il mai visto con fotografie bellissime e tecniche del dettaglio, oggi preferisco reinterpretare il già noto. Dovendo poi sospendere la rivista per i costi improponibili, ho attivato su internet un "Atlante fotografico dell'arte italiana" a fruizione gratuita. Per vivere il 2010 bisogna far quadrare il dittico "L'arte per tutti, l'arte per pochi": è il mio sogno e il mio scopo!».

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