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Macro e Maxxi, due opposte idee di architettura

Il MAXXI, il museo romano dell'arte contemporanea

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La Capitale proiettata su uno schermo internazionale. Grazie alla inaugurazione, in contemporanea, della nuova ala del Macro e a quella, finalmente operativa, del Maxxi. Due spazi espositivi accomunati da molti aspetti. Entrambi cresciuti in un guscio d'antan, dedicati al contemporaneo, firmati da archistar, e tutte e due donne. Ma se molto li unisce - e soprattutto le sinergie, subito inaugurate con una navetta che ha fatto la spola dall'uno all'altro - un aspetto fondamentale li divide: il modo di concepire delle due ideatrici, la francese Odile Decq per il Macro, la iraniana Zaha Hadid per il Maxxi. Il Museo dell'Arte Contemporanea di Roma, in via Reggio Emilia, nell'ex fabbrica della Birra Peroni, è una casa trasparente tutta praticabile. Una struttura che non si impone, sulla linea di quanto Marco Botta ha fatto al Mart di Rovereto. Il Museo delle Arti del XXI secolo, nell'ex caserma di via Guido Reni, è invece il cosiddetto contenitore-contenuto. Tanto narcisista - pur se di grande fascino - da far dimenticare ogni cosa vi si mostri, tranne lo scheletro gigante di De Domicis, primo capolavoro esposto. Stessa idea forte di architettura per il Museo di Bilbao, per il Guggenheim di New York. O per il Palazzo delle Esposizioni (durante il Ventennio se ne fasciavano le colonne per non far soccombere le opere). Due scelte contrapposte. Può piacere più l'uno che l'altro, ma Roma è fortunata a poter ospitare esempi di entrambe le tendenze. L'eccezionalità della doppia inaugurazione è stata testimoniata dal parterre. Al Maxxi c'è stata anche l'adrenalina della polemica. Il ministro Bondi è stato contestato per la scure sulla cultura e consolato dal direttore Pio Baldi. Poi, la passerella dei politici. Ci sono voluti 12 anni per finirlo (e la contrazione di spese ha limitato il progetto originario). Così a vantarsi di averlo avviato sono stati gli ex ministri Giovanna Melandri e Giuliano Urbani. Ha sgomitato anche l'onorevole pidiellina Manuela Repetti suggerendo di intitolare il MaXXI a Berlusconi «visto che l'opera è stata completata grazie agli sforzi di questo governo». Estetico l'affondo di Sgarbi: «È il mausoleo di Zaha Hadid». Prosit.

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