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A Roma record di editori e di librerie indipendenti

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Micaviolenza, malasanità, corruzione. È un caso virtuoso. Della serie «modello Roma». L'ambito è l'editoria, comparto secondo la vulgata sempre in sofferenza per endemica allergia alla lettura. Invece che succede alla caput mundi? Che possiede il maggior numero di piccoli e medi editori. Sono ottocento fieri imprenditori che s'incuneano nei meandri del sapere e della fantasia e fabbricano il prodotto più cheap e più ricco che c'è. Il corollario è altrettanto esaltante: nelle capitale le librerie indipendenti fanno meglio, in termini di fatturato, di quelle di Milano, per tradizione polo editoriale. Il modello Capitale si toccherà con mano dal 22 al 30 maggio con «Roma si Libra», secondo anno della festa degli editori della città alla quale ora si uniscono i librai. Lo scenario è nuovo, Villa Borghese e la Casa del Cinema (lo scorso anno a Piazza del Popolo arrivarono centomila persone), la data anticipata di un mese, per coincidere con la Giornata nazionale della promozione della lettura. La scaletta prevede incontri con gli autori, musica, spettacoli e un avvio scenografico col marchio Eni: quattro mongolfiere in volo tra giochi di luce sul cielo dell'ex Galoppatoio. Cinquanta gli editori che si mettono in vetrina. Dalle pagine eleganti di De Luca Editori d'arte a quelle vibranti di attualità del Centro di Documentazione Giornalistica; da E/O, capace di scovare autori del più lontano Est come i coreani o i vietnamiti, a Donne di Carta, ovvero l'editoria al femminile; e poi tra gli altri Del Vecchio, Armando, Galluccio, Astrolabio-Ubaldini, la Bibliosofica, Avagliano, Lapis, Arkeios, Fefè, Gaffi, Gremese, Nottetempo, Rubettino, Terre Sommerse, Stampa Alternativa. Dice Enrico Iacometti, il presidente di Federlazio Editoria che ha inventato «Roma si Libra» oltre a «Più libri più liberi», la fiera della piccola e media editoria di tutta Italia: «Gli indipendenti, che nella Capitale hanno la più alta concentrazione, pubblicano volumi importanti, ricevono premi ma scontano il gap della distribuzione, che privilegia i gruppi. Eppure a Roma diamo lavoro a seimila persone. Senza contare l'indotto: tipografie, service, correttori di bozze. La capitale merita un distretto industriale dell'editoria. E deve tener conto della rivoluzione dell'e-book trasformando il modo di distribuire e vendere i contenuti. Eppure, nonostante questi nodi, l'editoria romana è esemplare. Grazie anche al sostegno delle istituzioni». Lo hanno ricordato Croppi e Ciocchetti, assessori alla Cultura del Campidoglio e della Pisana: una legge regionale, il Festival Letterature riportato nella Basilica di Massenzio, «Libri come» al Parco della Musica, il sistema delle biblioteche, l'impegno di Zétema. L'altra sponda è quella dei librai. Parla il loro presidente, Marcello Ciccaglioni: «Bisogna partecipare di più ai festival, aiutano i negozianti. Editori e librai indipendenti devono creare un circolo virtuoso. I quattro grandi gruppi controllano produzione, distribuzione e vendita, nei loro negozi il 60 per cento dei titoli esposti è pubblicato in casa. Gli indipendenti non si arrendono: a Roma siamo stati i primi ad aprire la domenica, e ora di notte. Battiamo Milano nel fatturato. Facciamo il commercio più povero che esista, eppure siamo vivi». E vegeti.

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