Lina Sastri scopre sul palco il suo flusso di coscienza
Omaggio autobiografico alla figura materna, il monologo «La casa di Ninetta» è per Lina Sastri un flusso di coscienza dedicato alla madre recentemente scomparsa, offerto da stasera al 16 maggio al pubblico romano dopo il debutto estivo. Il lavoro, con testo elaborato dalla stessa attrice e diretto da Emanuela Giordano, non ha ancora avuto una programmazione stabile, ma viene proposto in occasioni speciali, a discrezione della protagonista, come in questo caso in cui si inserisce a pieno diritto nell'ambito della pregevole rassegna «RomaCittàTeatro», voluta da Orazio Torrisi e ambientata al Piccolo Eliseo. Come è nata questa confessione? Quando ho perso mia madre, ho scritto di getto queste parole come uno sfogo personale e privato, però chi le ha lette mi ha subito spinto a interpretarle e condividerle attraverso una messa in scena. Parlo di mia madre, della mia città d'origine, Napoli, e delle sue incredibili contraddizioni, ma anche e soprattutto di un mondo femminile che sapeva affrontare con leggerezza i rapporti familiari con i figli e con gli uomini. Le donne della generazione di mia madre erano più forti di noi, ma possedevano anche una levità nel confrontarsi con la vita che le rendeva sapienti e serene. Cosa prova nel raccontare la sua esperienza di vita reale dal palcoscenico? È come quando canto: non c'è la quarta parete e mi rivolgo direttamente alla gente. Spesso ho inserito brani scritti da me nei miei spettacoli musicali per comunicare con il pubblico. Qui mi salvo da un eccessivo coinvolgimento emotivo grazie alla distanza temporale dagli eventi che narro. Si può scoprire una Sastri diversa dai suoi personaggi, assistendo a una rappresentazione totalmente sincera. Anche mia madre sarà presente, grazie alla sua voce registrata in un canto libero. Vorrei riuscire a descrivere la sua immagine come un fiorellino che profuma. Quale eredità ha ricevuto da sua madre? Sono una persona più pesante di lei e non ho la sua bellissima voce che finalmente il pubblico potrà conoscere. Mi ha insegnato la libertà, l'assenza di timore, l'emancipazione dalle regole e da ogni forma di condizionamento. Come lei, ho speranza e fiducia nell'amore, nonostante le ferite sentimentali, mantenendo anche uno slancio potente e totale verso tutti gli esseri umani. Ha altri progetti artistici? Dopo tanta prosa, ho proprio voglia di tornare alla musica, di vivere il corpo, di volare al di là delle parole e mi impegnerò nel canto in un nuovo spettacolo ancora da costruire. Tra poco uscirà pure il mio cd «Canzone napulitana», preceduto da un'intervista di Vincenzo Mollica, in cui ho raccolto le mie esecuzioni di alcuni brani della tradizione partenopea.