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Prove da mamma per Paola Cortellesi

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A distanza di sei anni dalle riprese e dopo traversie di ogni tipo, esce venerdì il noir psicologico «La fisica dell'acqua» diretto da Felice Farina e interpretato da due attori poliedrici che passano con disinvoltura dal dramma alla commedia. Claudio Amendola e Paola Cortellesi vestono i panni di due cognati alle prese con un bambino difficile (Lorenzo Vavassori), rimasto orfano di padre quando aveva appena un anno. La vita con la madre (Cortellesi), in una grande casa sul lago, viene turbata dall'arrivo dello zio (Amendola), con cui i rapporti degenerano fino a uno scontro feroce. Litigi che risalgono ad un motivo lontano e apparentemente dimenticato. Cortellesi, che tipo di mamma interpreta in questo thriller psicologico? «Una madre impreparata a educare un bambino pieno di problemi con atteggiamenti anche violenti e inaspettati. Purtroppo, i genitori non hanno le istruzioni per l'uso nell'educare i figli, ma alla fine vince sempre il core de mamma». Questo ruolo le ha fatto venire voglia di maternità? «No, il mio legame con i bambini lo soddisfo facendo la zia di due meravigliosi nipotini che, anche quando diventano antipatici, sanno poi farsi perdonare con lo sguardo, simile a quello del gattino di Shrek». Oggi i bambini sono molto attratti dal web, questo peggiora la loro formazione? «Non credo proprio, anzi internet e la televisione aiutano i piccoli a comunicare meglio e a conoscere più in fretta le cose, in modo più diretto, senza tante frasi fatte. Certo, davanti alla tecnologia i ragazzi vanno seguiti e guidati. Mi ricordo che mia madre mi mandava a letto presto e non mi faceva vedere più di tanto i cartoon giapponesi che adoravo, quei cartoon che ora, rispetto a ciò che vedono i ragazzini, sono delle autentiche barzellette». Come è stato lavorare accanto a una forza della natura come Amendola? «Divertente, è un grande professionista. Spesso sul set cominciavamo a ridere dimenticandoci che si trattava di un film drammatico. Ma il regista era pronto a rimetterci in riga. Mi piacciono i registi come Farina che ti lasciano poca libertà nella recitazione. Preferisco essere guidata». Perché ha scelto d'interpretare un film di genere? «Mi piacciono moltissimo ed è un peccato che in Italia si facciano pochi film di genere. A parte Argento e Bava, i thriller sono prerogativa del nord Europa o dell'America». Come mai questo film ha avuto una gestazione così lunga? «Ci sono state delle vicissitudini. Ma Farina è stato davvero un eroe nel riuscire a mandare avanti il film e a farlo distribuire nelle sale. Come dice Amendola, in Italia fare film sembra diventata una missione più che un lavoro». Prossimi progetti? «A ottobre uscirà su Raiuno "Le cose che tornano" di Tavarelli. Mentre per il cinema sto preparando "C'è chi dice no" di Avellino, "Maschi contro femmine" di Brizzi ed è in programma anche la commedia "Escort in love" sceneggiata da Brizzi».

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