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Verdone day

Carlo Verdone

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La famiglia Verdone sarà protagonista del prossimo festival di Lecce diretto da Alberto La Monica e Cristina Soldano dal 13 al 18 aprile. A Carlo sarà dedicata una mostra e una retrospettiva curata dal Centro Sperimentale di Cinematografia. Attesi alcuni suoi attori, come Christian De Sica, Claudia Gerini e Laura Chiatti. Il festival dedicherà anche un omaggio al cineasta turco Yilmaz Guney (scomparso nel 1984) curato da Bruno Torri, presidente del Sindacato critici cinematografici. Tra le anteprime, l'horror «Shadow» di Federico Zampaglione e «La città invisibile», commedia di Giuseppe Tandoi sul terremoto abruzzese. Ma il grande omaggio sarà a Mario Verdone, padre di Carlo scomparso l'anno scorso, a cui è stato intitolato un premio per giovani talenti. Verdone, quanto ha inciso su di lei essere figlio di un grande storico del cinema? «Moltissimo. E sono felice per questo premio intitolato a papà. Prima che un grande studioso e saggista è stato un uomo schivo, generoso e un educatore serio. Grazie a lui ho fatto tanti viaggi fin da piccolo. Ci portò a Venezia quando era dirigente della Mostra, in Iran e nei Paesi comunisti durante la cortina di ferro. Grazie a lui ho scoperto il cinema, i film d'azione e i western, mentre nel salotto di casa entravano Fellini, Rossellini, Pasolini». Fu anche un padre severo... «Basterebbe ricordare che mi bocciò davanti a 80 alunni mentre sostenevo con lui l'esame di Storia del cinema. Non mi ha mai raccomandato. Anzi. Quando feci il mio primo documentario, "Elegia notturna" che vinse un premio importante, disse a Rossellini: "Robe' vedi un po' se puoi da' 'n occhiata alle cose che fa mio figlio". Era fatto così». Che fine farà la casa romana di suo padre a Ponte Sisto? «Stiamo facendo un doloroso trasloco, l'appartamento è del Vaticano e la casa è destinata ad altri sacerdoti. È triste smantellare quelle stanze che trasudano di cultura fin dal 1930. Tra i cassetti, abbiamo trovato delle lettere importanti di cui non ne conoscevamo l'esistenza e che potrebbero essere una motivazione buona per aprire una Fondazione. Sono scritti che mio padre intratteneva con De Oliveira, Marcel Carné, René Clair, Fellini, Rossellini, Ionesco, Marinetti, De Sica, Laurence Olivier».  Una scoperta importante in un momento in cui la cultura è poco considerata. «È un momentaccio, non solo per i tagli ma per la diseducazione alla cultura, il pubblico è sceso di livello, è compito nostro, anche con le commedie, riabituare la gente all'arte. Occorre maggiore serietà anche da parte dei politici, che dovrebbero dare l'esempio con disciplina e credibilità». Della Capitale cosa cambierebbe e cosa invece apprezza? «Il traffico è un grosso problema, unito alla maleducazione della gente. Troppe buche sull'asfalto e troppe cacate di cani. Ciò che amo è il carattere dei romani, generosi, simpatici, di spirito. Diventiamo arroganti solo perché siamo troppo nevrotici». È vero che nel cast del suo prossimo film ci sarà Totti? «È un pesce d'aprile che hanno fatto ieri su un quotidiano. Il capitano della Roma non lo vedo da 6 mesi e poi non potrei rifare "Giallo Rosso e Verdone". Ma sto pensando a un nuovo film, sempre una commedia corale, tra satira e costume».

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