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Viaggio al nord tra avventure e sentimenti

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Jomarera un campione di sci. Una forte depressione gli ha troncato la carriera, ma gli ha anche spezzato la vita perché, dopo il suo ricovero in un centro psichiatrico, la sua compagna, da cui aspetta un figlio, lo ha lasciato. Adesso, dichiarato guarito, si mette sulla strada del ritorno, quasi un migliaio di chilometri in motoslitta o sugli sci. Naturalmente con vari incontri nel corso del suo viaggio, una bambina con la nonna, un omosessuale che gli propone di diventare il suo compagno, dei militari che si preparano a partire per l'Afghanistan, un eremita ottantenne di un gruppo etnico quasi in via di estinzione. Caratteri visti sempre dall'esterno, senza disegnarli mai a fondo. In cifre in cui, salvo qualche nota alta lasciata intervenire a incrinare la quasi immobilità di climi che contraddistingue quel viaggio, si propongono soprattutto all'insegna del distacco. La regia, infatti, dell'esordiente Rune Denstad Langlo, noto e apprezzato però nel settore dei documentari, sembra volersi tenere sempre a distanza dagli eventi che la vicenda suscita e dai personaggi - vorrei dire dalle "persone"- che vi si muovono in mezzo. Evitando attentamente dal prendervi parte, con un'oggettività perseguita fino all'ultima pagina che, intenzionalmente vista da lontano, conclude il racconto in una chiave intima e raccolta, senza una parola, grazie solo alle immagini. E qui, per un attimo, lasciando spazio all'emozione. Al centro, spesso in primo piano, un attore a noi poco noto ma seguito con molta simpatia dal pubblico norvegese, Anders Baasmo Christiansen. Ha poche espressioni, ma sempre incise e eloquenti, pochi gesti, trattenuti e misurati, mai privi però di significati precisi. Anch'egli, come tutto il film, rispettando l'oggettività.

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