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«Ho restaurato l'Adorazione dei pastori insieme con la gente»

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Aindagare le crepe del colore, a risanare le scure pennellate dell'«Adorazione dei pastori» di Messina. «Con la responsabilità di avere tra le mani un oggetto che è valore per tutto il mondo, di dover curare un malato di altissimo rilievo. Con la suggestione che ogni dipinto del Merisi sa dare. Con l'urgenza di cercare il contatto con il quadro, il segno di essere accettati». Valeria Merlini anticipa a Il Tempo le vicende dell'intervento sulla natività siciliana che illustrerà oggi alla Camera dei Deputati, dove il dipinto verrà esposto fino al 14 febbraio, per poi andare nella mostra del quattrocentenario, alle Scuderie del Quirinale. Una veterana di Caravaggio, l'esperta torinese: tra le sue mani sono passati altri due capolavori, conservati a Roma: nel 1999 «La Madonna dei Pellegrini» della chiesa di S. Agostino, icona del Giubileo 2000, poi la «Conversione di Saulo» della principessa Odescalchi. Caravaggio superstar. Quanto il valore dell'artista e quanto il fascino del personaggio? Fu un genio innovatore della pittura. Come lui rivoluzionarono solo Giotto, Lorenzetti, Michelangelo. Montato invece il ritratto di puttaniere rissoso, che ogni tanto dipingeva, come per caso. In realtà Merisi aveva spessore e ambizioni culturali alte. Riuscì a integrarsi bene nell'ambiente della committenza ecclesiastica. Il fattaccio dell'omicidio, che ne fece un fuggiasco fino alla morte, fu un maledetto, incontrollabile incidente in una serata andata storta per il gioco. Che cosa insegna il restauro di un Caravaggio? Che l'artista sapeva assorbire come una spugna l'ambiente nel quale agiva. In Lombardia, la sua terra, il tocco è lieve, gli sfondi pacati, e penso alla "Fuga in Egitto". A Roma la cromia è più scura, compaiono i rossi da curia cardinalizia, gli incarnati luminosi, i giochi di luce di una città fastosa, scenografica. A Napoli i dipinti vibrano dell'affollarsi della gente nei vicoli, come nelle "Sette opere di Misericordia". E che cosa racconta l'Adorazione dei Pastori? Il dipinto è del 1609, dunque di un Caravaggio vicino alla fine. È scappato in Sicilia da Malta, dove aveva sperato di farla franca protetto dai Cavalieri dell'Ordine e invece è stato ricercato per un altro sgarbo, che resta un mistero. A Messina sembra trovare un po' di pace. Ecco allora quella maternità intima, commovente, che lo astrae un po' dalla sua angoscia mortale. Difficile risarnarlo? C'è voluta prudenza. I colori scuri sono più fragili, perché hanno assorbito più olio, e l'olio si polimerizza. Come una ruga su questo tardo Caravaggio. Avete operato a vista, dietro le vetrine della Camera tra piazza del Parlamento e via del Corso. Esperienza coinvolgente, non solo per il pubblico, anche per noi. Qualcuno, soprattutto donne, si è prenotato tre, quattro volte, come volesse metterci un po' di sé nel restauro del capolavoro, che, così ravvicinato, si presenta per quello che è: non opera inavvicinabile, ma fatica di un artigiano. Anche in questo modo si trasforma il modo di godersi il nostro patrimonio culturale. Non con l'asetticità dell'audioguida, ma con la partecipazione di occhi e mente. Li. Lom.

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