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Da Roma a Fiume, la storia s'impara così

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Cheandranno a Trieste e a Fiume con 36 professori e con il sindaco Alemanno. È il secondo anno che il Comune di Roma porta i giovani nei luoghi degli eccidi dei titini. Un viaggio nell'identità italiana e di Roma, poiché, come ricorda Marino Michic, figlio di profughi dalmati e direttore dell'Archivio Museo Storico di Fiume che ha sede nella Capitale, al Laurentino, «a Roma, e nel Lazio, s'insediò la fetta più grande dei 350 mila profughi istriani». Ed è un viaggio che bilancia quello che da anni i ragazzi fanno ad Auschwitz. Trentasei le scuole superiori che dal 18 al 20 febbraio andranno al Sacrario di Redipuglia, al Cimitero Austro-ungarico, alla Foiba di Basolizza, al Centro raccolta profughi di Padriciano, alla risiera di San Saba, al Sacrario di Cosala e alle città di Fiume e Trieste. Eccole: i licei classici Albertelli, Anco Marzio, Augusto, Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II (anche linguistico), Lucrezio Caro, Plauto, Sant'Orsola, Tacito; gli scientifici Aristotele, Cor Jesu, Democrito, Newton, Cannizzaro; gli istituti di istruzione superiore Aleramo, Caetani, Castaldi, Colonna V, Diaz, Falletti di Barolo, Via Capo Sperone Magellano, Pirelli, di Via Luisa di Savoia, il tecnico industriale Armellini, i tecnici commerciali Bachelet e Toscanelli, il nautico Colonna M., il commerciale turistico Einaudi, l'istituto statale d'arte Roma III, il professionale cinetv Rossellini, quello per l'industria e l'artigianato Tor Carbone, il professionale per i servizi alberghieri Vespucci, il licei artistici Via Ripetta e De Crhirico, l'istituto professonale di Stato Circonvallazioe Casilina «Woolf». Dice Emilio Fatovic, rettore del Convitto Nazionale (figlio di profughi, padre croato e madre italiana). «Per noi è semplice parlare di Muro di Berlino o di divisione orientale: sono fatti storici che abbiamo vissuto. Ma chi è nato dopo gli Ottanta non riesce a percepire il percorso di dolore attraversato da tanti. Vedere da vicino una foiba serve ad assimilare una testimonianza e a trasmetterla ai figli».Li. Lom.

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