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«Ecco come la tartaruga dalla memoria lunga diventa donna e racconta la storia del '900»

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Ilcurioso testo dell'autore spagnolo Juan Mayorga, nato a Madrid nel 1965, è allestito in prima nazionale assoluta, da stasera al 28 febbraio al Teatro Vittoria, con Viviana Toniolo (nella foto), Annalisa Di Nola, Carlo Lizzani e Massimiliano Franciosa, diretti da Stefano Messina. «Tutto è cominciato da una fotografia con una tartaruga di 175 anni e due operatrici di un giardino zoologico australiano», ha raccontato il drammaturgo, già molto quotato a livello internazionale. «Ho pensato che poteva aver visto la rivoluzione d'ottobre e la perestroika, il bombardamento di Guernica e la caduta del muro di Berlino, e ho costruito una storia immaginaria che soltanto il teatro, in quanto arte dell'impossibile, è in grado di realizzare. La tartaruga si trasforma fisicamente, convertendosi in donna, e spiritualmente perché è in empatia con l'umanità». «Questo lavoro - continua - è stato già proposto in Brasile e in Corea, mentre è in prova in Francia e in Argentina. Mi interessa il giudizio del pubblico perché per me il teatro è il regno delle idee dello spettatore e non dell'autore. Un testo sa verità che lo scrittore non conosce: la sua parola non è l'ultima. L'importante non è quello che ho elaborato, ma l'esperienza poetica costruita dai protagonisti della messinscena. La tartaruga di Darwin è un personaggio impossibile che può esistere soltanto sul palcoscenico in quanto luogo dell'immaginazione. Il teatro è l'arte del futuro, è eterno come tutto quello che abbiamo appreso dai Greci. È un'arte politica per antonomasia in quanto si sviluppa grazie a una creatività collettiva, determina un'assemblea convocata a reagire e insegna a capire quello che siamo e a migliorare la nostra realtà». «Mi sono innamorata subito di Harriet perché ho sentito una sintonia pazzesca con la sua purezza», ha confessato Viviana Toniolo che vestirà l'inedito ruolo della tartaruga. «È un animale che rappresenta tutto ciò che gli esseri umani dovrebbero desiderare di essere. L'umanità sembra quindi impegnata in un processo opposto all'evoluzione, in un testo denso di sfumature e riflessioni profonde sull'esistenza, sul linguaggio e sull'attualità». Le scene sono di Fabiana Di Marco e i costumi di Valentina Dellavia, giovani emergenti selezionate su concorso nazionale.

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