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Alessandro, il Graal dell'antichità

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.O forse tra i vicoli di Alessandria. L'hanno cercata uomini famosi e semplici curiosi. Valerio Massimo Manfredi, storico, archeologo, grande divulgatore, dopo «Il romanzo di Alessandro» ha cercato di gettare un raggio di luce sul mistero con il suo ultimo libro: «La tomba di Alessandro - L'enigma», edito da Mondadori, 19 euro, 190 pagine. Un saggio rapido e appassionante come un romanzo. Professor Valerio Massimo Manfredi, la tomba di Alessandro è come il Graal o il tesoro dei Templari? «In un certo senso sì... l'hanno cercata in luoghi dove, all'epoca di Alessandro, c'era il mare. L'hanno cercata nei cortili di case e il padrone ha chiamato la polizia. È stata cercata da visionari che non capivano nulla di iscrizioni antiche... e non chiedevano nemmeno il consiglio di esperti». Chi sono questi cercatori? «Persone affascinate dalla ricerca dell'evento spettacolare. Ed è comprensibile, questi sono temi di enorme fascino: il mistero, la caccia al tesoro. Gente capace di mettere banane nel giardino di Giulio Cesare. Ma i veri studiosi devono fare un passo alla volta. Per ogni parola che diciamo abbiamo l'onere della prova». Chi era Alessandro? «Mi hanno detto che "Il romanzo di Alessandro" è una biografia romanzata. Questa definizione mi fa venire l'orticaria. È un romanzo nel quale spiego che Alessandro faceva parte di un gruppo di adolescenti in collegio, con gli stessi maestri, tra questi c'era anche Aristotele, che giocando hanno fantasticato della conquista del mondo. E poi l'hanno attuata». Meglio il saggio o il romanzo? «Il saggio è indispensabile e il miglior saggio accademico su Alessandro lo ha scritto un professore di Oxford mio amico: Robin Lane Fox. Il romanzo ha il vantaggio di inserire nella storia la terza dimensione, quella della vita». Giulio Cesare non aveva banane in giardino, vero? «I romani di quell'epoca non le videro mai».

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