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Il signore degli eventi

Lo spazio espositivo della Centrale Montemartini

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«Stavolta rilanciamo davvero: apriamo di notte i musei a fine novembre, quando si preferisce stare in casa E li apriamo pensando soprattutto ai giovani». Francesco Marcolini, da un anno e mezzo presidente di Zètema, romano, uno che da sempre crea eventi e fa comunicazione, guarda lontano, ben oltre le vetrate del palazzo trasparente tra Nomentana e Tiburtina, sede dell'azienda che fa cultura per il Comune di Roma. Marcolini - padre di due gemelli di sette anni, libro preferito «Viaggio al termine della notte» di Celine - parla con «Il Tempo» rubando mezz'ora agli ultimi fuochi accesi per la grande sfida di sabato prossimo, quei «Musei in musica» che aprono di sera, fino a mezzanotte, 30 scenari della Capitale. «Sono 25 musei e altri luoghi reinventati per fare cultura e musica, come l'Aula Magna di Roma Tre e de La Sapienza. Ma per far passare il messaggio di questa kermesse che parla a tutti, e specie ai giovani, serve una comunicazione più mirata: i social forum, le scuole e i negozi di musica». Un lavoro sul territorio, come si dice, vero Marcolini? Un lavoro che mi intriga. Per testimoniare che con un piccolo budget si possono fare grandi eventi. Già, ma come nasce un evento? Partiamo dalla Notte dei Musei, la scorsa primavera. Un bel successo. Dall'input del sindaco di Roma e dell'assessore Croppi a valorizzare quello che Zètema ha in gestione, ovvero il sistema museale, abbiamo aguzzato l'ingegno per creare non l'evento straordinario, che abbaglia ma non lascia nulla. Abbiamo invece lavorato individuando filoni, circuiti. Così è nata la Notte dei Musei, realizzata in contemporanea in tutta Europa: con un budget pari al cinque per cento della Notte Bianca di veltroniana memoria abbiamo avuto oltre centomila visitatori (e l'anno prossimo ripeteremo il 15 maggio). Poi è nata "Roma nascosta", le visite guidate che hanno rivelato 32 siti sotterranei della Capitale. Abbiamo subito avuto il tutto esaurito. Anche in questo caso, replicheremo. Contiamo di aprire 50 siti, offrendo anche guide in inglese. Infine, Musei in scena, cento eventi, per lo più sold out, sia che fosse il balletto alla Centrale Montemartini, sia fossero le suggestioni a San Paolo alla Regola.   Insoma, una sorta di fidelizzazione del cittadino e dei turisti nei confronti del patrimonio capitolino. È la nostra strategia. Ed un po' una scelta obbligata, visto che non abbiamo i fondi che erano disponibili fino a due anni fa. Però dico sempre che più che soldi servono idee. Guardi l'evento Ara Pacis a colori, domenica scorsa: ha calamitato frotte di visitatori. E non è una trovata effimera. Il sistema di illuminazione dei marmi resta, la magia si potrà ripetere. Insomma, l'obiettivo è emulsionare in ogni periodo dell'anno le nostre raccolte. Con questo corollario: poiché di luoghi d'interesse artistico Roma è piena, insomma poiché l'offerta è elevata, azzardiamo di più, andiamo incontro ai giovani e alle loro tendenze.   Ma che succederà sabato notte? Sullo sfondo di 25 musei, canteranno voci famose, come Dolcenera, ma anche i divi in nuce alla X Factor. E si suonerà jazz e opere liriche. Insomma, Roma palcoscenico per talenti, anche i nuovi. Abbiamo creato una sinergia con la Rai. E coinvolgiamo gli altri capoluoghi del Lazio. Musei in Musica si svolgerà nelle principali città della nostra regione. Anche questa è una novità. Quante persone pensate di coinvolgere? Trentacinquemila a Roma. Obiettivo invidiabile, perché le location sono al chiuso. Qualcuno mugugna: con questo miscuglio di avvenimenti si violano, si snaturano i luoghi d'arte. Rimando le critiche al mittente. Il patrimonio va tutelato e valorizzato allo stesso tempo, i musei sono tenuti bene quando producono reddito. Chi critica deve parlare anche quando col nuovo piano regolatore si distrugge la città e si chiama l'operazione "modello Roma". E doveva parlare anche quando il mega concerto si risolveva nell'ubriacatura collettiva di una sera, mentre dal loro tronetto i vip osservavano la plebe.   Invece ora? Ora pensiamo anche di portare gli eventi nelle periferie. Di vivificare spazi suggestivi, come la Centrale Montemartini.   La visitano in pochi? Entro l'anno cambieremo l'allestimento e avremo lo spazio per una "platea" di 200 posti. Allora il museo di sera si trasformerà in luogo di spettacolo. Idem per il Museo della Civiltà Romana, una collezione unica al mondo ma abbandonata, perché non ci si investe... Ma se il budget è risicato? Ripeto, non è solo questione di portafoglio. Ma di immaginazione. Ed è questione di attrarre investimenti dai privati. Lo stiamo facendo, per esempio con Comenius, un programma per le scuole che ha fruttato 500 mila euro da dividere con un partner spagnolo. Politica culturale è anche questo.  

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