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Il drammatico viaggio degli emigranti italiani

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Conspiccate intenzioni d'autore tanto che anche il soggetto, questa volta, è suo. Al centro una famiglia. Di origini italiane, emigrata in Argentina. Da lì, però, finita a New York perché il padre è diventato un direttore d'orchestra, celebrato in tutto il mondo fuorché in casa dove esercita una dura tirannia. Così il suo primogenito, Angelo, aspirante scrittore, se n'è tornato in Argentina, presto imitato dal più giovane, Bennie, che si è imbarcato su una nave come cameriere. Si comincia con lui perché un giorno, arrivato con la sua nave proprio a Buenos Aires, dove adesso vive il fratello, lo va a trovare anche perché, a suo tempo, i due erano molto legati. Una delusione immediata. Angelo ha tagliato i ponti con tutto e con tutti, tanto da aver perfino cambiato nome, e Bennie lo accoglie con distacco nonostante Miranda, la donna che vive con lui e con ogni evidenza lo assiste nelle sue crisi, gli si rivolge quasi come una cognata affettuosa. Da qui tutto il resto che a poco a poco farà emergere i segreti anche lontani di quella famiglia (come il titolo italiano) su cui per anni ha dominato, anzi imperversato, quel padre oppressivo e crudele votato solo alla propria arte e deciso a conculcare negli altri - figli e fratelli - ogni aspirazione a crescere. Ci vorrà la sua morte, alla fine, per ridare un senso ai legami spezzati di tutti quelli che aveva crudamente soffocato. E anche i due fratelli si ritroveranno. Forse snodi anche autobiografici, risolti però da Coppola senza far mai del sentimentalismo, in cifre, invece, in cui il realismo si apparenta al visionario, con immagini, al presente in bianco e nero, a colori per il passato, in cui a fianco della cronaca si coltiva la poesia, mescolando, ma sempre in equilibrio meditato, il dolore e l'amore, le tensioni e le sorprese, le rivelazioni e le scoperte. Senza mai infrangere un felicissimo ordine narrativo. Vi obbediscono, perfetti, degli interpreti di qualità sicure, da Vincent Gallo, il protagonista, all'esordiente Alden Ehrenreich, il fratello, a Klaus Maria Brandauer, il padre. Con un coro attorno di perfezione uguale.

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