Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Una divertente caccia al tesoro tra bizzarri e curiosi personaggi

default_image

  • a
  • a
  • a

Tiberiade Matteis Nella passione scenica di Carlo Alighiero c'è una vocazione alla commedia brillante, garbata e ben confezionata che sa coinvolgere gli attori in un'esperienza teatrale dinamica e corale. Requisiti presenti in «Tutti pazzi per Susan» di John Patrick, sceneggiatore di film memorabili come «L'amore è una cosa meravigliosa», «Tre soldi nella fontana» e «Alta società», che debutta stasera al Manzoni con Alighiero, interprete e regista, accompagnato dalla sua fedelissima sodale di palco e di vita Elena Cotta, qui nel ruolo che Lilian Gish ha immortalato negli Stati Uniti, nonché da altri interpreti come Riccardo Barbera, Claudio Spadola, Valentina Tomada, Maria Laura Caselli, Livia Castiglioni, Alessandro Casula, Eleonora Godano, Margherita Massicci, Alessandro Scaretti. La vicenda è animata da una imprevedibile e sconcertante signora rimasta vedova e decisa a consacrare l'ingente patrimonio lasciatole dal marito all'associazione benefica chiamata «La fondazione della felicità» e dotata di un consiglio direttivo a cui non devono appartenere né banchieri né ecclesiastici, ma solo gente comune. Il generoso progetto è disapprovato dai tre figliastri, che l'accusano di alienare il patrimonio della famiglia, e vogliono ottenere l'interdizione e l'internamento della matrigna in una villa psichiatrica dall'enigmatico nome «I chiostri». Bizzarri ed enigmatici si rivelano ben presto anche gli ospiti della villa: tutti giovani, gentili e socievoli. Pur essendo ancora in cura e non completamente guariti, capiscono subito che la povera signora Savage è vittima di un sopruso e si schierano dalla sua parte. L'unica concreta possibilità di essere liberata della protagonista consiste nel confessare dove abbia nascosto la cospicua eredità tempestivamente trasformata in titoli al portatore e misteriosamente scomparsa. Si scatena così una vertiginosa caccia al tesoro. Il direttore della villa, che vede trasformare la sua clinica in un manicomio dalla folle e ridicola ricerca, matura la certezza che la signora Savage sia assolutamente sana di mente e, non sussistendo alcun motivo per tenerla rinchiusa, decide con i suoi collaboratori di permetterle di andarsene, ma non ha valutato quella strana sensazione di quiete acquisita dalla paziente e destinata a mutare il corso degli eventi. Finale da scoprire in platea.

Dai blog