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Gli avi di Napolitano, le curiosità di Mantica

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Ilministro Bondi, 119. Il presidente della Camera ha individuato all'estero 14 famiglie Fini. Il sottosegretario agli Esteri, Mantica, 15. Semplice la ricerca, cliccando gli aggeggi multimediali che, moderni totem, sono sparsi nelle sale del Museo dell'Emigrazione Italiana. Un'ispezione che ha dato l'occasione al capo dello Stato di riaccendere i riflettori sui connazionali che in due secoli hanno lasciato «l'Italia in condizioni durissime. Non dovremmo mai dimenticare di essere stato un Paese di emigrazione - ha ammonito il presidente - Soprattutto oggi, accogliendo gli immigrati». Alfredo Mantica, il politico che più si è speso per il progetto, ha scavato in tutti gli angoli dell'universo emigrazione. «Nei primi del '900 - ha spiegato - era un fenomeno controllato dai privati. Trentamila agenti procacciavano clienti agli armatori, vendendo ai più poveri, nelle campagne, i biglietti per il viaggio della speranza. E non è vero che partiva solo la gente del sud. Lombardia e Veneto sono ai primi posti nella graduatoria degli emigrati». Poi, un aneddoto: «Quando sono diventato vice ministro degli esteri mi hanno regalato un libro, "Los Mantica del Nicaragua". Ho scoperto che un mio omonimo, marinaio di Borgo Verezzi, arrivò laggiù nel 1845. Adesso i Mantica in Nicaragua sono 420». Li. Lom.

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