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Roberta Maresci Non solo menti criminali e colpevoli da rintracciare in «Buio», primo episodio della trilogia «My land».

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Chiè tra i milioni di lettori del romanzo di Stephanie Meyer, tra le 350 pagine potrà annusare il genere del crossover che punta a diventare il «Twilight» italiano. Spagna, Germania e Brasile hanno già acquistato i diritti di traduzione da Fazi Editore (euro 18,50) prima ancora che uscisse in Italia. Merito della storia e di come è stata narrata. C'è un giovane pubblicitario crocifisso a decine di metri d'altezza; un ingegnere ritrovato impiccato sul binario più alto delle montagne russe; la brillante responsabile di una rivista giustiziata nel parco. Tutti omicidi anticipati su un quaderno vergato con una stilografica d'acciaio. Alma, la protagonista diciassettenne, l'ha comprato per caso, ma ora è diventato il depositario dei suoi incubi senza che lei, al risveglio, ricordi di avervi scritto nulla. «È una storia da principio cupa – racconta l'autrice - ambientata in una Città che è un luogo a tratti amico a tratti ostile, dove si scontrano forze opposte, il bene e il male, il celeste e l'infero». Ma quali sono gli elementi che fanno maggior presa sul lettore? «Credo che l'urban fantasy attragga piuttosto una parte sempre più numerosa di persone, che vivono un disagio, dettato dalla propria condizione personale, ma anche dalla crisi globale. Spesso le due cose coincidono, in realtà, o una è generata dall'altra. Questo genere di romanzi, in determinati momenti della vita ha uno scopo catartico, liberatorio. Penso che la forza di “Buio” risieda in questo elemento». A quali scrittori ti ispiri? «Non ci sono scrittori a cui mi ispiro, ma di cui respiro a pieni polmoni le atmosfere, tanti. Da King, a Zafòn, a Rushdie, Mistry, ma anche il più recentemente scoperto Dennis, Shirley Jackson e così via. Mi piace leggere di tutto. Solo quando ho in mano un libro posso sapere se mi piace, se merita la lettura». Prima di «My land» cos'hai scritto? «Due romanzi insieme al mio fidanzato, l'autore Pierdomenico Baccalario, editi da Fanucci. I protagonisti, anche in questi casi, sono gli adolescenti». Puoi anticiparci la storia di Ombra e Luce che completano la trilogia? «La suddivisione fisiologica più che editoriale hai tre tempi per essere letta e "vissuta". Buio, Ombra e Luce sono la storia di un cammino, che svela e rivela una realtà fin da subito sotto gli occhi di tutti, ma velata dal buio. Alma e Morgan, protagonisti del secondo e terzo episodio, lottano contro una realtà plasmata dal Male, per conquistare quella luce che significa libertà». Immaginando una trasposizione cinematografica del romanzo, chi preferiresti lo girasse? E chi vedi adatto per il ruolo di Alma? «Parliamo in via ipotetica, quindi esprimo il mio massimo desiderio: Robert Zemeckis alla regia e una giovane sconosciuta nel ruolo di Alma. A volte noto che la notorietà dell'attore attrae più della bellezza del personaggio che interpreta».

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