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I disguidi delle cose in poesia

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79)di Angelo Scandurra: collana di testi franti, miniaturizzati, tra lirica, narrativa e riflessione sui "disguidi" delle cose. La direzione di questi allettamenti parabolici, microepisodi di un'elaborata complessità visionaria, è orientata da un'organica intelaiatura nella quale non si smarriscono le leggi del reale che trattengono la "minuzia della circostanza", i visi che si intravedono e le figure simboliche nella "festosa invadenza delle idee", miscelando attività speculativa e libertà d'invenzione. Significati sottesi e movimento scenico si integrano sostenendo un discorso denso e veloce, con picchi di tensione là dove la "congiura di magie" si converte all'umana avventura, all'intrigo di "aureole di suoni", al paesaggio sciolto in un tangenziale sfolgorio di immagini. A suscitare un intrecciato effetto di racconto è la sintassi di una "smagliante disciplina" stilistica e strutturale, che si risolve in storie, con voci di passioni e pure di stupori evocati da una coscienza vigile e stordita, allertata dagli inferni dei libri e presa da un "soffio" che diviene "carne". Un "alfabeto impolverato d'eco" apre orizzonti mobili, ricordi limati dai sogni e segreti destinati a patire l'inguaribile sfregio della luce. Una materia viva, misteriosa contende l'incantesimo al suo vuoto, si appropria di brusii, sembianze sfalsate, "volti maculati". E spegne anche il grido nel fittizio equilibrio del silenzio.

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