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Flavio Bucci: vorrei diventare il conte Ugolino

Flavio Bucci

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A "Dante09” Flavio Bucci sarà protagonista stasera (ore 21) di una serata dedicata al tango, danza passionale e conturbante che può ben evocare le atmosfere infernali. L'attore leggerà e reciterà poesie e testi incentrati su questa tradizione argentina, fra cui campeggia Borges, ricorrente nel suo repertorio. Superati i sessant'anni e con una gloriosa carriera teatrale, cinematografica e televisiva alle spalle, Bucci si sente pronto anche per eventuali future letture dantesche e non nasconde la sua predilezione per un personaggio oscuro e dannato come il Conte Ugolino. Come si lega il tango alla «Divina Commedia»? La sua sensualità spesso criticata dalla Chiesa lo fa rientrare in una dimensione peccaminosa e quindi degna delle creature dell'”Inferno”. Ogni serata del festival riguarda un aspetto dell'esistenza inevitabilmente toccato anche nel poema di Dante. A me il tango piace perché è un modo di essere e di avvicinare le persone che anima passioni, amori e affetti mai fine a se stessi. E' una danza romantica che unisce la coppia e non è come il rock concepito per individui isolati. Ho ballato il tango molti anni fa. Attualmente è in gran ripresa: ho tanti amici che si sono iscritti a corsi per impararlo. Con Dante che rapporto ha? Non l'ho mai letto in pubblico e mi ripropongo di farlo presto. Dopo essermi votato a Borges, D'Annunzio, Campana e Pasolini, credo che sia arrivato il momento di muovermi anche in questo terreno di cui ogni attore ha paura, se possiede un minimo di lucidità. L'ho sempre considerato un poeta che richiede una grande maturità artistica e, avendo superato i sessant'anni, posso cominciare a sfidarlo. Qual è il personaggio dantesco che preferisce? Il Conte Ugolino, molto adatto a me, che ho sempre interpretato i malati, i tormentati, gli uomini distaccati dalla loro realtà, i demoni, aggressivi e non, insomma tutti i diversi possibili. Perché non le affidano più spesso ruoli leggeri? Forse all'inizio ero io stesso a sentirmi a mio agio nei panni di figure difficili e impegnate, ma adesso ho proprio la voglia, il diritto e il dovere di un po' di levità. Non a caso sto per recitare la commedia di Feydeau, "Sarto per signora", per divertirmi io per primo e divertire poi il pubblico con un'immagine di me meno complicata. Ma nel giro di un paio d'anni sarò anche Re Lear. Il teatro resta il suo più grande amore? È il mio pane quotidiano: lì quello che semini, raccogli. Cinema e tv bruciano in fretta.

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