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Alinghi "vola" verso la Coppa delle polemiche

Coppa America, l'equipaggio di Alinghi 5

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Il catamarano "Alinghi 5", che sarà utilizzato dal Defender svizzero della Coppa America di vela, sarà prelevato da un gigantesco elicottero domani dal Lago di Ginevra, in Svizzera, dove è stato costruito secondo la "regola nazionale" dell'America's Cup, per essere trasportato fino a Genova, dove il team svolgerà gli allenamenti estivi. Il campo di regata - E' tutto un discettare, tra siti e blog internazionali specializzati, sull'opposizione dello sfidante alla Coppa America di vela, Bmw-Oracle, alla località scelta dal detentore del trofeo Alinghi come sede per la 33esima edizione, ovvero, l'Emirato di Ras al-Khaimah. Gli statunitensi del magnate del software Larry Ellison hanno espresso il loro disappunto con uno scarno comunicato. La sede degli Emirati assicura condizioni ottimali, a febbraio, per l'imbarcazione svizzera: mare calmo e vento moderato. Tecnologia sotto accusa - Non si placano però le polemiche sui mezzi tecnologici usati su questa imbarcazione, come sistemi elettrici per la regolazione delle vele, meccanismi computerizzati di navigazione e i famigerati "ballast", ovvero, sistemi idraulici che spostano il peso su un lato o sull'altro per equilibrare l'imbarcazione e farla correre di più. A gridare alla tradita purezza dell'andare a vela, fatta della fatica dei nerboruti "grinder" che con i loro "macinini da caffè" manovrano le vele, sono soprattutto i giornali statunitensi, dimenticando che l'America's Cup è sempre stata teatro di grandi innovazioni tecnologiche. I precedenti - Andando a ritroso con la memoria come non ricordare che, come peraltro accade in Formula 1, praticamente tutte più rilevanti novità in termini di costruzione, di nuovi tessuti per vele, di soluzioni tecniche d'avanguardia nello yachting arrivano proprio dalla Coppa America. Molte di esse sono state e sono perfettamente visibili, altre rimangono nascoste durante il loro utilizzo momentaneo e poi divulgate successivamente, ma il banco di prova per eccellenza rimane sempre ed inequivocabilmente la "vecchia brocca". Ai tempi del "Moro di Venezia", per ricordare un esempio italiano, fu varato il "Moro 3", la prima barca con la poppa aperta e nel  1992 fecero la loro prima apparizione, sempre sulla stessa imbarcazione, le prime vele in carbonio. Curiosità, eccitazione e interesse furono al tempo i sentimenti dominanti. Il nodo dei generatori - Tornando all'oggi, la sentenza di un giudice Usa competente sull'argomento, che autorizza l'utilizzo di generatori a bordo delle imbarcazioni di America's Cup suscita invece l'indignazione dei "puristi". Mentre in realtà questi sistemi esistono da tempo e sono stati semplicemente ottimizzati sulle dimensioni delle barche che parteciperanno alla prossima edizione dell'America's Cup. Si tratta molto semplicemente  di generatori utilizzati per mandare in pressione il circuito idraulico utilizzato per issare e regolare le vele. Come è ormai noto, l'utilizzo di questo generatore  è stato ritenuto legittimo dalla giudice di New York perché rispetta il Deed of Gift (l'antico atto di donazione che stabilisce le regole fondamentali della Coppa, ndr.).  Sistemi di questo genere sono già peraltro in molte imbarcazioni a vela oltre i 60-70 piedi, sia da regata e sia da crociera. E non si tratta certo di motor-sailer. La sicurezza - Secondo Alinghi, poi, non è secondaria la questione della sicurezza: i multiscafi che saranno usati nella Coppa America sono imponenti, velocissimi e delicatissimi: potrebbe essere pericoloso posizionare nel pozzetto uno squadrone di grinder che lavorerebbero con carichi titanici. In più, come già accade nelle regate degli "extreme 40" il ribaltamento è possibile, con grossi pericoli per l'equipaggio. Di qui la necesità di avere sistemi di controllo precisi dell'imbarcazione: un piccolo errore potrebbe essere fatale. E poi la sfida sarà anche tra chi realizzerà sistemi "motorizzati" più efficienti e robusti. Una sfida tra tecnologie, appunto: nello spirito dell'America's Cup.  

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