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Mafalda, bambina irriverente

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Losa bene Mafalda, depositaria di saggezza al pari dei suoi coetanei. Bimbi che combattono una loro guerra contro la pastina in brodo. E come l'entanf terribile pensano che “la minestra sta all'infanzia come il comunismo alla democrazia”. Pargoli cui somministriamo il telegiornale, senza ascoltar cosa ne pensano. Per fortuna che c'è Mafalda, col suo commento: «ci dovrebbe essere un giorno alla settimana in cui il giornale radio ci inganna con qualche buona notizia». Irriverente, senza peli sulla lingua, talvolta amara, provvista già nel 1964 di quella sana contestazione ad anticipare il Sessantotto. Nata da un boccone amaro risultato indigesto all'argentino Quino, che non mandò giù il golpe di Pinochet e la morte di Allende, è tornata in libreria in un volume di 597 pagine edito da Magazzini Salani. «Tutto Mafalda» viene anticipato da una copertina controcorrente, dove la bambina gioca con un mappamondo, come già visto fare da Adolf Hitler nel film di Chaplin, parlando tra sé mediante il suo orsacchiotto: «Sai perché è bello questo mondo? Perché è una riproduzione, l'originale è un disastro».

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