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Un museo per celebrare la storia dell'emigrazione

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Nasceil «Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana». Sarà inaugurato il 25 settembre ed allestito negli spazi della Gipsoteca del Vittoriano. Il Museo, promosso dal Ministero degli Esteri con la collaborazione del Ministero per i Beni culturali, nasce alla vigilia di un appuntamento importante come il 150° anniversario dell'Unità dell'Italia ed intende rappresentare l'emigrazione nel corso di un intenso secolo di storia nazionale. Un itinerario multimediale che si snoda attraverso 150 anni di emigrazione e che ha portato oltre 29 milioni di persone dalle varie regioni d'Italia in Europa e nelle Americhe soprattutto, ma anche in Oceania, Asia e Africa. Finora la storia dell'emigrazione è una «storia misconosciuta» ed è importante reinserirla «a tutto titolo e a tutto tondo nella storia d'Italia». È questo, secondo il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, il senso del Museo nazionale dell'emigrazione. La sede scelta, il Vittoriano - la «casa della memoria» della storia d'Italia, ha osservato Mantica - ospiterà il museo fino al 2011, 150mo anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, e diverrà poi itinerante, attraverso le regioni dove la grande emigrazione italiana è iniziata. Per la prima volta viene raccolto e messo a disposizione del pubblico un immenso patrimonio storico e culturale di diverse tipologie (letteratura, cinematografia, documentari, musica, testimonianze audio, foto, giornali e riviste d'epoca, oggetti), in una struttura che, ha sottolineato il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro, sarà il «museo dell'orgoglio italiano e non della nostalgia». «Vorrei che fosse il Museo dell'italianità - ha specificato Giro - non il Museo della vergogna e della nostalgia, bensì dell'orgoglio italiano, della partecipazione e del dialogo con le comunità italiane all'estero». E gli fa eco Louis Godart, consigliere Culturale del Presidente della Repubblica Italiana: «Sarà un Museo dell'italianità ma anche un viaggio nel dolore e nella speranza perchè è incontestabile che chi lascia la sua patria per andare altrove a cercare lavoro prova dolore. Ma - aggiunge - sarà anche un viaggio nella speranza pensando al contributo che gli emigrati hanno dato nei Paesi che li hanno ospitati e come la loro presenza e la loro operosità abbia contribuito a fare amare l'Italia all'estero».

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