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«Sopra le nuvole»

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Ancorauna volta il cinema mette in risalto il lato oscuro di alcune regioni italiane assediate dai nazisti durante la seconda querra mondiale. Già con «Miracolo a Sant'Anna», il regista americano Spike Lee aveva realizzato in Italia uno dei suoi film più forti e potenti, raccontando con orrore e sgomento l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, centro della Versilia, diventato tristemente famoso per la sorte tragica di un battaglione di «Buffalo Soldiers» sul fronte toscano. Quella volta, dei soldati afroamericani che diedero un contributo determinante per la liberazione del nostro Paese, per poi arrivare alla vittoria finale sul nazifascismo. Nel massacro, compiuto dalle SS il 12 giugno del 1944, persero la vita oltre 560 persone. Ieri, alla Casa del Cinema di Roma, alla presenza del Presidente del Senato Renato Schifani, è stato proiettato il film «Sopra le nuvole» diretto da Sabrina Gigli e Riccardo Stefani. Il film, presentato da Mario Monicelli, racconta i rastrellamenti e gli eccidi nazisti di Monchio (Mo) e Cervarolo (Re) del 18 e 20 marzo del 1944, ad opera delle truppe di Hermann Goering. A 65 anni di distanza la pellicola rievoca quel tragico evento, il cui prodromo parte nel 1943, quando Adriano, dopo essere sfuggito ai bombardamenti di Genova, nei quali ha perso la vita sua moglie, torna a vivere in piccolo paese degli Appennini insieme con la figlia ventenne, Elena. Lì incontra alcuni suoi familiari lasciati tempo addietro, Ines e Dante, e molti dei suoi amici. Quei luoghi sembrano essere stati risparmiati dalla guerra, e la vita procede tranquillamente. Ma la tregua sembra non risparmiare il villaggio, quando in tutta Italia ha inizio la guerra partigiana. Fra il 18 e il 20 marzo 1944, Hermann Goering, con le sue truppe interviene sugli abitanti del paese nel tentativo di individuare i ribelli e i partigiani. A Cervavolo (Re) quasi la totalità degli abitanti è spedita a lavorare nei campi di prigionia. Ventiquattro uomini sono fucilati dalla truppe naziste. Durante i feroci rastrellamenti nazisti, fra i paesi di Monchio, Savoniere, Costrignano e Susano, furono uccisi circa 131 civili, compresi donne e bambini. Ma dove vanno le persone quando muoiono? «Lassù, in cielo! Sopra le nuvole?». Con molta poesia, il film, completamente autoprodotto, rievoca i massacri di civili operati dalle truppe tedesche a Monchio (il 18 marzo 1944) e poi due giorni dopo a Cervarolo (il 20 marzo). «Sopra le nuvole» è recitato dai familiari delle vittime e dalla gente del luogo, mentre i registi, i giovani Sabrina Guigli e Riccardo Stefani, nella realizzazione del film sono partiti dall'esigenza di far conoscere i luoghi e le tradizioni del nostro Appennino. Viene così raccontata una vita povera ma dignitosa, relativamente non toccata dalla guerra in corso, che si snoda tra lavoro, matrimoni, figli, feste di paese (impossibile non pensare a «L'albero degli zoccoli», il capolavoro di Ermanno Olmi), dove spiccano i vari personaggi. Ines e Dante, il parroco, il calzolaio, Battista e Adriano, fino alla nascita della storia d'amore tra Elena e Giovanni, mentre rivivono sullo schermo il lavoro nei campi e gli antichi mestieri, il matrimonio secondo l'usanza montanara, il canto popolare del «Maggio» e il «Ballo dei gobbi», finché su tutto non prevale la follia della incipiente guerra civile. Il film racconta, in uno scenario di tradizioni e usanze della vita montanara dell'epoca, quelle drammatiche vicende, quando le truppe tedesche della compagnia di Goering effettuarono le feroci rappresaglie di civili nei due paesi.

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