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Individuate le aree neuronali della «fede in Dio»

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Èil risultato di uno studio con la risonanza magnetica condotto tra gli altri da Giovanna Zamboni e diretto da Jordan Grafman del dipartimento di Neuroscienze Cognitive degli istituti americani di Sanità a Bethesda. Pubblicata sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze «PNAS», la ricerca suggerisce che componenti specifiche della fede religiosa sono mediate da reti neurali utilizzate normalmente per altre funzioni. I neuroscienziati hanno esaminato alcuni principi cardine della fede come la percezione della presenza di Dio e del suo coinvolgimento con l'umanità e la dottrina religiosa. Hanno proposto a un gruppo di volontari alcune affermazioni riguardanti la fede e studiato la reazione del loro cervello con la risonanza magnetica funzionale. È emerso che in risposta a quelle dichiarazioni nel cervello di tutti i volontari si attivano aree neurali dislocate nel lobo temporale e coinvolte con pensiero, linguaggio, immaginazione. «Questo studio - si legge su PNAS - definisce una cornice psicologica e neuroanatomica della fede. Entro questa cornice la fede utilizza reti neurali normalmente usate per l'elaborazione di concetti semantici astratti, per l'immaginazione e per l'emotività». Inoltre l'elaborazione di concetti riguardanti la fede dipende dall'interazione cognitivo-emotiva all'interno del centro delle emozioni, l'insula. «Lo studio - concludono - supporta la teoria secondo cui la religiosità è integrata in processi cognitivi e reti neurali normalmente usate in ambito sociale, come linguaggio e ragionamento logico. La percezione religiosa si è probabilmente evoluta dalla combinazione di questi importanti processi cognitivi. Indipendentemente dall'esistenza di Dio, il credo religioso di fatto esiste e può essere studiato sperimentalmente come in questo studio».

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