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Il nostro rap sulla vita vuole unire

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Nel testo di "Vivo per miracolo" ci concentriamo sulle troppe cose che non vanno, ma anche su quelle che, prima di addormentarci, ci consentono di ringraziare Dio. Una canzone da sola non riuscirà mai cambiare il mondo, ma potrà diventare un piccolo richiamo per contribuire a svegliare la coscienza collettiva, per far capire ai governi cosa pensano davvero i cittadini. Se avessimo il potere per un giorno nelle nostre mani, la priorità sarebbe una riforma globale della scuola, dove gli insegnanti siano adeguatamente remunerati e motivati, e gli studenti forniti dei mezzi per comprendere che lo studio non è una gabbia della volontà, ma il veicolo giusto per indirizzare l'esistenza. Quanto al bullismo, c'è sempre stato, ma oggi la tecnologia lo amplifica e rende strumentalizzabile da chi semina discordia. Nel nostro pezzo parliamo di un muro: simbolicamente, dall'altra parte ci sono tutti coloro che vengono tenuti all'oscuro da ogni verità, dalla democrazia della conoscenza. È venuto il momento di abbatterlo, di condividere. E cantiamo anche del rapporto tra diverse generazioni: tra i nonni che hanno combattuto per i loro ideali, i padri che si sono sacrificati per garantirci una società più giusta, e i giovani che si trovano davanti a una realtà che rischia il degrado assoluto. Non siamo ribelli: vorremmo che il nostro rap fosse un ponte per comunicare, e non separare. Che fosse una scintilla per accendere una luce, pur infinitesimale, e crederci ancora, e sempre.

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