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Una liaison dietro lo scoop di Le Figaro

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Un giornale che gli avrebbe garantito un riconoscimento mondiale. E arrivare ad ottenere la prima pagina non era facile». Lui ce la fece. «C'è un retroscena che conferma la sua fama tombeur de femmes. Aveva una relazione con la figlia di uno degli azionisti del giornale. La mossa gli garantì pubblicità fino in Russia. Se avesse lanciato il Manifesto in Italia, non avrebbe avuto la risonanza che ebbe». Un rivoluzionario anche nella comunicazione. «Si dice che abbia anticipato McLuhan. Un anno a Natale inviò in omaggio panettoni confezionati con la carta intestata di Poesia, la sua rivista. Intuì che il mezzo è messaggio. Una volta una tipografia non aveva consegnato dei volantini. I futuristi lanciarono foglietti di carta rossi privi di testo. Una trovata oggi considerata vincente dai pubblicitari». Nella storia le serate futuriste. Marinetti s'accordava coi cronisti perché sparlassero di lui. «Il teatro era il veicolo principale per la diffusione del movimento. Le serate erano gratuite, si leggevano poesie e manifesti. All'ordine del giorno lanci di ortaggi sul palco. Una volta, a Napoli, a mio nonno fu lanciata un'arancia. L'afferrò e flemmatico iniziò a mangiarla. Ci fu un applauso scrosciante. Quando poi, spesso, le serate finivano in baruffa e interveniva la polizia, i giornali riferivano dei tafferugli. Ancora pubblicità». Marinetti conobbe Benedetta Cappa nello studio di Carrà. Dal loro amore nacquero Vittoria, Ala e Luce. Cambiò vita? «Riscoprì la virtù dei sentimenti. Io non ho conosciuto mio nonno ma mi hanno raccontato che l'amore che dava alla famiglia era unico. Mia nonna, morta nel 1977, era 21 anni più giovane di lui. Donna affascinante, di grande vitalità. Quando Marinetti diceva "uccidiamo il chiaro di luna" criticava una cultura in cui la donna era svenevole e frivola. Ma adorava le intellettuali, come Valentine de Saint-Point che scrisse il manifesto del futurismo sulla lussuria». Suo nonno aderì al fascismo. Sulle leggi razziali che posizione ebbe? «Le osteggiò in tutti i modi. Pensi che, tra i suoi più cari amici, c'era Salomon Guggenheim».

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