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"Cinepanettone, senza sarei fallito"

Christian De Sica

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Anche quest'anno presentato da Aurelio De Laurentiis e - per sua scaramanzia - in modo imbarazzante, ovvero alla presenza di giornalisti ai quali è stato vietato di vedere il film «Natale a Rio», con Christian De Sica, Massimo Ghini, Michelle Hunziker, Fabio De Luigi, Paolo Conticini, Ludovico Fremont ed Emanuele Propizio. Ma stavolta «è tutta colpa del maltempo - ha assicurato il produttore -. La pioggia ha allagato la sede della Technicolor mettendo a seri rischi la pellicola. Le persone che lavorano lì sono state portate via con gli elicotteri, tutto lasciava presupporre la catastrofe, ma poi all'ultimo il negativo si è salvato solo in virtù dello spirito santo». Con «Natale a Rio», diretto da Neri Parenti e da oggi in 840 copie distribuite da Filmauro, De Laurentiis e De Sica festeggiano il loro 25esimo cinepanettone, unico blockbuster italiano in grado di battere al botteghino la concorrenza hollywoodiana. Ma stavolta il film di Natale arriva nelle sale con grandi novità, parola di De sica, il quale ha raccontato che il suo episodio, quello con Massimo Ghini, «pur fedele ai canoni del cinepanettone abbandona la pochade di corna e amanti, per orchestrare gag a due, in stile Blues Brothers. Mentre De Luigi, Hunziker e Conticini, nel loro episodio hanno recitato un'autentica commedia sentimentale con tanto di triangolo amoroso e colpi di scena. Io interpreto un ricco e ignorante palazzinaro, un certo Paolo Berni, che insieme con Mario (Ghini), professore di estetica colto e forbito, intraprende un viaggio in Brasile a caccia di avventure. I due personaggi sono entrambi divorziati, ma a causa di uno scambio elettronico di indirizzi quel viaggio da nababbi lo faranno i rispettivi figli (Fremont e Propizio). Mentre a noi ci toccherà il viaggio low cost. Ormai ho 57 anni e alla mia età non aveva senso rifare ancora il puttaniere fedigrafo che si riempie la bocca di parolacce. Quest'anno interpreto solo un padre un po' bizzarro. L'intreccio è più articolato e complesso del solito: certe scene le può fare solo un attore completo come Ghini, con il quale siamo arrivati al terzo cinepanettone insieme. In passato ho avuto accanto solo comici - ha sottolineato De Sica alludendo al suo ex partner Massimo Boldi -. Insomma, ci ho guadagnato a lavorare con Ghini; è, come me, un attore brillante e, a differenza di un comico puro, ti offre la possibilità di fare scene molto più soddisfacenti». Nel duetto De Sica-Ghini i tormentoni sono tutti giocati sull'aulicità delle parole e sui loro malintesi: «Crasi per buzzicozza, che sta per una buzzicona cozza - ha spiegato De Sica -. Mentre la parola orbato, detta dal colto professore, io, ignorante palazzinaro, la interpreto come una persona che soffre di calo della vista. Per non parlare di toponomastica: "er topo che mastica". O di rilutto: "Io non rilutto, io sono una persona educata, sa..". In questi 25 anni il cinepanettone è cambiato come il Paese: prima era più lento e ottimista, oggi è più nevrotico e pessimista. Se 25 anni fa avessi voluto rifare "Ladri di biciclette", come tutti si aspettavano dal figlio di Vittorio De Sica, oggi sarei un fallito. Non avrei potuto calcare quelle orme, ero affascinato dal varietà, dalle paillettes e tutti mi prendevano per pazzo quando accettai di fare un film con i Vanzina anziché con Vittorio Gassman. Però, alla fine, ho avuto ragione: proprio grazie a questi film, ho fatto teatro, ho scritto libri e adesso mi vogliono tanti altri registi, come Avati, Verdone e Marshall, al quale ho dovuto dire no per il musical "Nine" con Nicole Kidman, perchè stavo ultimando "Natale a Rio"».

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